IL SUO CAPPUCCIO ROSSO

Capitolo 1

Red

 

Il viso Redina si accaldò quando sentì il fruscio dei cespugli davanti a sé. Non aveva affatto paura di attraversare il bosco. Nemmeno della distanza da percorrere fino a casa di sua nonna. Tuttavia, doveva ammettere che l’agitazione dei suoi compaesani l’aveva influenzata. Erano stati avvistati dei lupi vicino al fiume. E due persone di un villaggio vicino erano state uccise. E ora si trovava a camminare da sola nel bosco.

«Non è niente, Red», si disse, rifiutandosi di cedere all’isteria locale. «Hai percorso questa strada migliaia di volte. Inoltre, il fiume è nella direzione opposta. Stai camminando verso un luogo sicuro, semmai».

Sentire le sue parole ad alta voce fu sufficiente. Si stava comportando in modo ridicolo. Non era il tipo di ragazza che aveva paura di uscire di casa senza la compagnia di un uomo forte, e non aveva intenzione di diventarlo.

Così, sentendo il calore diminuire sulle guance, gettò le spalle all’indietro, raddrizzò il cappuccio e strinse più saldamente il suo cesto. Quando fece un passo avanti, il fruscio della boscaglia fece capire a Red che quel primo rumore non era stato una coincidenza.

«Chi è là?», urlò con il tono più grave e sicuro che riuscì a trovare.

La boscaglia frusciò di nuovo.

«Ti sento. So che sei lì. È meglio per te se esci allo scoperto. Se lo farai, mi asterrò dal farti del male», disse infilando la mano libera nel cestino.

Era una finta. La cosa più pericolosa che aveva lì dentro era una pagnotta. Certo, sua madre faceva il pane più duro e meno allettante del villaggio. Ma l’unico danno che poteva infliggere era incoraggiare l’ipotetico malintenzionato a mangiarlo e sperare che gli si rompesse un dente.

«Lo dirò soltanto un’altra volta. Vieni fuori e non ti farò del male».

Con grande delusione di Red, il cespuglio frusciò nuovamente in risposta. Sperava ancora che fosse un coniglio o un uccellino. No, qualsiasi cosa fosse era grande e, probabilmente, anche pericolosa.

«Forza. Fatti vedere!», ordinò mentre i rumori si spostavano.

Qualunque cosa fosse era vicina e si stava avvicinando sempre di più. Il cuore di Red ebbe un sussulto al pensiero di ciò che aveva fatto.

«Proprio così. E non costringermi a ficcarti un’ascia in mezzo agli occhi».

Il fruscio si interruppe. L’aveva capita. Che cos’era? Era un lupo o qualcos’altro?

Le sembrava di vedere qualcosa. Lo scorse tra i rami ai margini del sentiero, a quindici metri davanti a lei. Non era un lupo. Era una persona.

«È abbastanza vicino», disse Red. «Ora, esci allo scoperto, così posso vederti».

La persona non si mosse.

«Fallo!», urlò Red.

La persona obbedì. Con un solo movimento, l’individuo si alzò e si sistemò lentamente sul sentiero davanti a lei. Red rimase a bocca aperta. Cosa stava guardando? Beh, riusciva a capirlo, ma non riusciva a credere a quello che stava vedendo.

«Sei nudo», disse Red al giovane che le stava di fronte.

L’uomo non si mosse. Mentre la guardava, non aveva un’aria minacciosa né consapevole. Se ne stava lì come se stesse attraversando il villaggio completamente vestito.

Più il giovane rimaneva in silenzio, più Red si sentiva turbata. Non era esattamente rabbia, quella che percepiva, ma tensione. Essendo cresciuta solo con sua madre, non aveva mai visto un uomo nudo. Era sempre stata fin troppo curiosa di vedere cosa ci fosse dietro quel rigonfiamento nella zona del pube, e questa era l’occasione perfetta per scoprirlo. Doveva guardare? Poteva trattenersi dal guardare?

Red fissò il volto del giovane il più a lungo possibile. Sembrava avere la sua età o poco più. Nonostante ciò, non aveva peli sul mento. E invece sul petto ne avrebbe avuti?

Perdendo la sua battaglia interiore, il suo sguardo si abbassò. No. Il petto era ampio e muscoloso, ma glabro. Aveva la corporatura di un uomo. Aveva i pettorali gonfi e… i suoi occhi si abbassarono di nuovo per confermare… l’addome increspato. Questo sconosciuto essere la persona più bella che avesse mai visto.

Il suo viso, il suo petto, tutto il corpo le si riscaldò. Cosa le stava succedendo? Le sembrava di perdere il respiro. Inoltre, sentiva un incredibile bisogno di guardarlo. Ogni fibra del suo essere le urlava di guardare in basso. Quando lo fece, riuscì a malapena a distogliere lo sguardo. Cos’era? Cosa aveva appena visto? Perché voleva disperatamente guardare di nuovo?

«Chi sei?», urlò facendo il possibile per non far cadere di nuovo l’occhio.

Il giovane aprì la bocca ma poi la richiuse senza parlare.

«Hai un nome? Hai… dei vestiti?

Per la prima volta, qualcosa cambiò nello sguardo del ragazzo. Era tristezza? Imbarazzo? Qualunque cosa fosse, Red provò qualcosa per lui. Voleva stargli più vicino. Voleva prendersi cura di lui.

«Beh, non puoi stare qui davanti a me in questo modo. Tieni, metti questo».

Senza pensarci, Red posò il cesto a terra e staccò la catenina che teneva insieme le due metà del suo mantello. Dopo averlo tolto dalle spalle, si avvicinò al ragazzo. La sua immobilità la portò ad avvicinarsi. Lui non reagì affatto ai suoi passi in avanti, così, quando si fermò a meno di un metro di distanza dal ragazzo, Redina ebbe l’impressione di poter abbracciare quell’uomo alto e giovane senza che lui muovesse un muscolo.

«Tieni», disse. «Metti questo».

La mano di Red gli toccò la spalla mentre gli sistemava addosso la stoffa rossa. Le si strinse il cuore quando si accorse di poter sentire il suo odore. Aveva un profumo terroso, ed era magnifico. Le faceva tremare le ginocchia. Sentiva il calore del suo corpo nudo che l’avvolgeva, e ci volle tutto quello che aveva per non appoggiare il palmo contro il suo petto muscoloso e premere il corpo formicolante contro il suo.

«Ecco», disse lei tirando insieme i lembi anteriori del mantello. «Ora sei presentabile».

«Grazie», rispose lui, come se si fosse ricordato come si faceva.

«Sai parlare? Stavo cominciando a pensare che fossi un animale selvatico che aveva imparato a camminare sulle zampe posteriori», disse lei con un sorriso.

«Animale selvatico?», chiese lui, che sembrava essersi schiarito le idee.

Con il ragazzo coperto e parlante, Red si affrettò a ricomporsi. «Non sei un animale selvatico, vero? Hai un nome, no?»

«Un nome? Sì. Mi chiamo Vetem, ma la gente mi chiama Tem».

«Beh, io sono Redina, ma gli altri mi chiamano Red».

«Ciao, Red».

Tem la guardò negli occhi e sorrise. Fu una visione così bella che Red sentì una stretta al cuore.

«Allora, Tem, c’è un motivo per cui vai in giro nudo per il bosco?»

«Nudo?», chiese lui abbassando lo sguardo. «Indosso questo».

«Adesso sì. Mi riferivo a prima. Eri in giro senza vestiti?»

«Sì», rispose Tem senza un briciolo di imbarazzo.

«Molto bene. Allora forse non dovresti nemmeno nasconderti tra i cespugli quando passa qualcuno. Potresti essere scambiato per un lupo e ricevere una freccia in gola prima che ti sia data la possibilità di offrire una spiegazione».

«Un lupo?»

«Non hai sentito? Sono stati avvistati dei lupi nei boschi vicino al fiume».

«Hai paura dei lupi?»

«Io non ho paura di niente», rispose Red con tono ribelle. 

«Di nulla?»

Mentre Red spingeva in fuori il petto e tirava indietro le spalle per rispondere, Tem distolse l’attenzione da lei e la spostò sul sentiero alle sue spalle. Il movimento la distrasse.

«Cosa c’è?», chiese lei, vedendo la preoccupazione sul volto di Tem. Voltandosi verso ciò che stava guardando il ragazzo, sentì un fruscio tra i cespugli davanti a sé. Quando si girò di nuovo, lui non c’era più.

«Tem? Aspetta, non andare. Tem? Tem, hai il mio mantello!», esclamò, correndo verso il punto in cui era sparito. «Ho bisogno del mio mantello».

Sentì un grido alle sue spalle. «Red! Red, sei tu?»

Red interruppe la ricerca di Tem e tornò sul sentiero.

«Hunter, sei davvero tu?»

«Sono io, Red. Chi stai chiamando?»

«Un ragazzo con cui stavo parlando. Cosa ci fai qui? Mi stai seguendo?»

«Seguendo? Perché dovrei?», disse Hunter con una risata quando si fece vedere. Era vestito come quando doveva intraprendere una lunga caccia.

«Non lo so. Non riesco a capire perché gli uomini facciano la maggior parte delle cose che fanno».

«Beh, Red, posso assicurarti che non sono qui perché ti sto seguendo», disse lui con uno splendido sorriso.

Red si sentì in imbarazzo per averlo accusato. Sapeva che non le aveva mai dato motivo di non fidarsi di lui. Anzi, era sempre stato molto buono con lei. Se non fosse stato per la rigida regola della madre, cioè di dover sposare un nobile, avrebbe potuto prendere in considerazione Hunter, come marito. Di certo aveva manifestato un tale interesse per lei da giustificare una simile considerazione.

«Hai ragione. Ora vedo che indossi gli abiti da lavoro».

«E io vedo che tu, invece, sei vestita a malapena».

«Cosa intendi? Come sarebbe che sono ‘vestita a malapena’? Sono vestita come dovrebbe esserlo una vera signora».

«Certo che sì. Errore mio. È solo che non ti ho mai vista senza il tuo mantello rosso. Sembri praticamente nuda, così. Cosa direbbe tua madre? Che scandalo!»

«Beh, il mantello non mi è cucito addosso. Forse l’ho lasciato a casa per non sporcarlo durante la passeggiata. Ci hai mai pensato?», chiese Red sulla difensiva.

Hunter sollevò le mani e rise. «Mi dispiace. Non volevo offenderti. Stavo solo scherzando. Ecco tutto. E poi mi piaci senza mantello. Permette di vedere…»

Red puntellò i pugni sui fianchi, aspettando con rabbia le parole che Hunter avrebbe pronunciato dopo. «Permette di vedere cosa?»

«La tua meravigliosa natura, Red. Senza il tuo mantello, il mondo intero può vedere la tua meravigliosa natura. E che meravigliosa natura che è…», disse con un inchino e un ghigno malizioso sulle labbra.

«Capisco.»

Sentendosi più esuberante del solito, Red si calmò e cercò il suo cesto sull’erba. Tem non era più lì, ed era sparito col suo mantello. Avrebbe dovuto riprenderselo e non aveva voglia di spiegare come l’avesse perso.

«Allora, cosa fai a caccia in questa zona del bosco? La selvaggina più redditizia non si trova vicino al fiume?»

«I lupi? È quello che dicono. Ed è lì che andranno tutti gli uomini con una spada o un arco. Ma io sono il migliore del mio ambito perché non penso come gli altri».

«Pensi che ci siano dei lupi, qui?»

«Qui ci sono i cervi. Avrebbe senso. E se non riesco a ottenere una taglia reale per la testa di un lupo, forse riuscirò a procurarmi un cervo per la cucina reale».

«Sembra che tu abbia le idee chiare», riconobbe Red.

«È vero. E tu? Stai andando a casa di tua nonna?»

«Mia madre voleva che le portassi un po’ del pane che ha preparato».

«È arrabbiata con tua nonna o cosa?»

«Mia madre non è poi così male, come panettiera», rispose Red, sentendo di dover difendere sua madre.

«Red, tua madre è una bellissima donna, forse seconda solo a te. E sono sicuro che ha molti altri attributi. Ma non è capace di cucinare o di altri convenevoli simili».

Red stava per dare a Hunter una bella lezione per aver anche solo pensato una cosa del genere, ma non riuscì a continuare con la finzione. «Chi voglio prendere in giro? Hai ragione. Comunque, mi ha mandata da mia nonna per consegnarle il pane e lo sto facendo come fanno tutte le brave ragazze».

«Attraverso boschi infestati dai lupi, nondimeno. Sarai un’ottima moglie».

«Stai dicendo che l’obbedienza è l’unica qualità che rende una donna una buona moglie?»

«Red, non ho mai detto nulla del genere! Stavo semplicemente dicendo che…», Hunter si interruppe. «Ti ho già fatto i complimenti per la tua splendida natura?»

Red gli lanciò un’occhiataccia e raccolse il suo cestino. «Detto questo, me ne vado».

«Spero di non averti offesa», disse Hunter quando raggiunse Red, che proseguiva lungo il sentiero.

«Credo che tu abbia chiarito il tuo punto di vista. Non vorrei sottoporti alla mia meravigliosa natura per troppo tempo. Potresti morire di gioia».

«Correrò il rischio».

«È tuo diritto camminare dove vuoi, ma per oggi ho finito di parlare con te», disse lei severamente.

«Allora è stato un piacere parlare con te. Aspetto con ansia la prossima occasione», disse lui con un sorriso e un inchino prima di continuare a camminare al suo fianco.

 I due proseguirono in silenzio per un’altra ora. All’inizio Red era arrabbiata, ma ben presto il gesto di Hunter le fece un certo effetto. Non era davvero arrabbiata con lui, né avrebbe dovuto prendersela con l’uomo. Era arrabbiata con se stessa per aver perso il suo mantello. Sua madre si sarebbe arrabbiata molto, quando l’avrebbe scoperto.

Allo stesso tempo, però, Red era un po’ felice che non ci fosse. Hunter aveva ragione. Non andava mai da nessuna parte senza indossarlo. Non aveva mai voluto indossarlo così tanto, ma sua madre l’aveva sempre costretta. Faceva tutto parte del piano di sua madre, che voleva si sposasse con un nobile.

Red lo aveva sempre odiato, quel piano. Ma, nonostante tutti i suoi difetti, l’unica cosa vera su di lei era che era una figlia obbediente… per lo più. O, almeno, per quanto ne sapeva sua madre.

Quando la casa della nonna fu a pochi passi dal sentiero, Hunter si fermò. Quel cambiamento sorprese Red. Si era chiesta fino a che punto avesse intenzione di spingersi. Evidentemente, anche lui aveva dei limiti. Ma, anche se non avanzò oltre, non sparì dalla vista.

Senza dire una parola, osservò Red avvicinarsi alla porta della nonna, bussare e venire accolta dalla vecchina.

«Red, cosa ci fai qui?», chiese la nonna, non così entusiasta come Red pensava avrebbe reagito una donna che viveva da sola in mezzo al nulla vedendo la sua unica nipote. Ma d’altronde era raro che la nonna facesse quello che Red si aspettava.

«La mamma voleva che ti consegnassi del cibo».

«Chi è il tuo bell’accompagnatore?»

Red si voltò per guardare Hunter. Sua nonna aveva ragione. Sotto una certa luce, era davvero bello. «È solo una persona del villaggio. L’ho incontrato sul sentiero e credo che volesse assicurarsi che arrivassi sana e salva».

Sua nonna fissò Hunter e lui ricambiò lo sguardo. «Penso che provi del tenero per te. Scommetto che sarebbe un amante meraviglioso».

«Nonna!», esclamò Red stupita.

«Sembra un uomo forte. L’ultima cosa che vuoi accanto è un uomo debole. Vuoi un uomo che ti faccia capire che è lui a comandare in camera da letto».

«Nonna!», esclamò di nuovo Red, rossa in viso.

«Forse dovremmo invitarlo a entrare».

«Assolutamente no. Assolutamente no!», disse Red spingendo sua nonna in casa e chiudendosi la porta alle spalle.

Prima di farlo, però, guardò Hunter, che si inchinò in risposta. Red chiuse la porta prima che si fosse rialzato. Hunter era un uomo forte, certo. Era questo che serviva per essere bravi in camera da letto?

Red non ne era molto sicura. Come ogni altra bambina del suo villaggio, aveva visto gli animali durante la stagione degli amori. Ma quello non le aveva dato alcuna idea di come sarebbe stato quando lei e suo marito si sarebbero abbracciati sessualmente.

«Allora, tua madre mi ha mandato del pane, eh?», disse la nonna con sospetto. «Mi ha mandato qualcos’altro?»

«Solo un biglietto», disse Red porgendole il cesto di pane.

Dopo aver preso una delle pagnotte, la nonna ne sbatté una sul tavolo. Il pane era duro come roccia. Guardò Red. Red fece spallucce.

La nonna allungò di nuovo la mano verso il cesto e prese il biglietto, lo srotolò e lo lesse.

«L’hai letto?», le chiese.

«No, nonna. Era per te».

La nonna guardò Red con sospetto e poi spinse il cesto di pane da parte.

«Considerando quanto tardi sei arrivata, immagino che tu voglia dormire qui».

«È un problema?», chiese Red, non riuscendo a immaginare cos’altro dovesse farne del suo tempo una donna anziana che viveva da sola.

«No, va bene. Ma devi andare via, domattina».

«Certo, nonna. Andrò via domattina».

A quel punto, Red era sconcertata, più che confusa. Era stata molte volte a casa della nonna e non l’aveva mai vista comportarsi in quel modo. Aveva fatto qualcosa di sbagliato? Red aveva molto a cuore la sua nonnina. L’ultima cosa che avrebbe voluto fare sarebbe stata turbarla.

«Okay. Vedo che ti ho fatta arrabbiare», disse sua nonna.

«No, nonna. Sto bene».

«È chiaro che non è così».

La nonna la fissò con un’espressione penetrante, così tanto che le si riempirono gli occhi di lacrime. Non aveva davvero intenzione di turbare la nonna. Forse avrebbe potuto andarsene subito.

«Okay. Ti ho turbata. Qui, siediti. Puoi restare a dormire. È solo che…» La nonna di Red distolse lo sguardo, fissando il pavimento. Rimase congelata per un attimo e poi tornò a guardare intensamente Red.

«Quanti anni hai, adesso, Redina?»

«Ne ho 18».

«Allora sei una donna».

«Sì», disse Red asciugandosi le lacrime.

«È il momento che ti riveli un piccolo segreto»

«Un segreto? Su cosa?»

«Un segreto su chi sei»

«Un segreto su chi sono? E chi sono?»

«Molto più di quanto credi», disse sua nonna prima di lasciarla seduta lì, in attesa.

 

 

Capitolo 2

Red

 

Red si mosse per la stanza e alla fine si sedette su una delle due sedie del tavolo da pranzo. Guardò la nonna che preparava il tè sul fornello e ammirò il modo in cui sui muoveva. Non aveva visto mai visto la nonna con i capelli sciolti, e a vederla ora Red si rese conto di quanto fosse bella.

A differenza di tutte le altre nonne del villaggio, i capelli della nonna di Red erano di un nero intenso, con solo una sottile ciocca grigia. Era anche una donna più voluttuosa delle altre nonne. Non ovunque, però, solo nelle parti che la rendevano più femminile. Red invidiava il modo in cui era invecchiata la sua bellezza e si sentiva orgogliosa di poterle assomigliare, un giorno.

«Cosa ti ha mai detto tua madre di tuo padre?», Chiese la nonna, posandole davanti una tazza di tè e del pane imburrato.

Red ripensò alla storia che le si era raccontata spesso, alla caduta in disgrazia della sua famiglia.

«Mi ha detto che suo padre era un ricco proprietario terriero che poi è morto. Ma, poiché non aveva figli maschi, la terra che possedeva gli fu rubata dal re. Dice che è per questo che vuole che sposi un nobile. Così che potremo reclamare il nostro posto nella società reale».

La nonna di Red la guardò severamente prima di rivolgere la sua attenzione al tè.  «La storia di tua madre mi renderebbe il peggior tipo di umano, se fosse vera. E trasformerebbe lei in un abominio».

Red rimase scioccata dalla risposta della nonna. «Perché, nonna? Non capisco.»

La nonna si appoggiò allo schienale della sedia e si voltò per un attimo verso il fuoco scoppiettante. Rifletté attentamente sulle sue parole e poi si rilassò come se stesse per liberarsi di trent’anni di segreti.

«Questa è la storia che tua madre vorrebbe fosse vera, ma non lo è di certo. Non era il padre di tua madre a essere un ricco proprietario terriero, ma suo nonno. Mio padre. Quando ero piccola vivevamo nella casa più bella che si affacciava sugli ettari di terra che possedeva mio padre. L’aveva ereditata da suo padre, che l’aveva ereditata dal suo, prima di lui».

«E cosa ne è stato?», chiese Red, vista l’umiltà in cui era cresciuta.

«L’ho presa io… Insieme a tuo nonno», disse la nonna senza giri di parole.

«Cosa intendi?»

«Le donne della nostra famiglia non sono come le altre donne spaventate e pudiche che ti circondano. Siamo nate col fuoco dentro. Con la lussuria».

«Nonna!».

«Lussuria, Redina. Non aver paura di dirlo. Sono solo gli ipocriti retrogradi che sperano di controllarti e privartene a dire il contrario. Non credere mai a loro quando ti dicono che il tuo potere femminile è sbagliato. Non badare a loro nemmeno per un secondo», disse furiosa. «Dillo, Redina. Di’ che non lascerai che il loro pensiero retrogrado controlli il tuo potere».

«Non lascerò che controllino il mio potere», disse Red con riluttanza.

«Questo è un bene. Perché una volta che hanno la tua mente, avranno anche il tuo corpo. E cos’è una persona che non ha il controllo sul proprio corpo? Uno schiavo. Le donne di questa famiglia, Redina, non sono schiave di nessuno».

In tutti gli anni in cui era andata a trovare la nonna, non l’aveva mai sentita parlare così. Certo, non era mai stata un fiore appassito, ma chi era questa donna feroce, più viva di chiunque altro Red avesse conosciuto?

«Non capisco, nonna. Cosa c’entra tutto questo con il nonno, tuo marito?»

«Prima di tutto, non era mio marito. Tua madre vorrebbe che la gente lo credesse, perché così potrebbe essere ancora una donna accettata in società. Ma no, lui non lo era. Tuo nonno era uno stalliere di pochi anni più grande di me. Quando lo vidi per la prima volta, non so dirti quale effetto sortì sul mio corpo. Era come se stessi aprendo gli occhi per la prima volta, e tutto grazie a lui.

Mi sono innamorata di lui. O almeno così pensavo. E abbiamo fatto l’amore ancora e ancora. Mio padre voleva credere fosse sua la colpa della nostra passione, ma non era così. In realtà, era piuttosto timido. Ero stata io a sedurlo. Fui io a prendere per la prima volta la sua mano e a portarla sul mio seno. E fui io a spogliarlo e a esplorare il suo corpo col mio.

Non sapevo di quanto fossi incinta, quando mi accorsi di aspettare tua madre. Mia madre era morta dieci anni prima, e le donne che si occupavano di casa nostra lo sapevano, probabilmente, ma non osavano dirlo a mio padre. No, mio padre non lo seppe fino al giorno in cui diedi alla luce tua madre. Era scioccato, poi arrabbiato, ma alla fine riuscì ad accettarlo.

Mandò via il mio amante, naturalmente. Mio padre gli dava la colpa di tutto. La mia paura era che lo avesse picchiato fino a ridurlo in fin di vita. Pregai che non fosse vero. Non se lo meritava. Lui era così dolce e gentile. L’unica cosa di cui era colpevole era essere caduto preda dei miei affetti».

«Nonna, è così triste».

«È quello che è, mia cara», disse la nonna sentendo la tristezza che provò allora.

«Ma quando il mio amante fu mandato in esilio, accettai subito che il passato era passato. Ora dovevo prendermi cura di tua madre. Non è stato così difficile perché, a quel tempo, tua madre era dolce e bella come una bambolina. Una volta mio padre mi aveva suggerito di darla a qualcun altro. Ma non l’avrei mai fatto. L’amavo troppo.

Ci sono state delle conseguenze, per quella decisione. E si palesarono non appena mio padre si ammalò. Entrambi conoscevamo quella tosse. Era la stessa che aveva ucciso mia madre.

Pregammo affinché guarisse ma sapevamo entrambi dove avrebbe portato, alla fine. Fu allora che mio padre cercò di darmi in sposa. Ma nessun figlio nobile voleva una moglie sedicenne con un bambino a carico.

Quando fu chiaro che non mi si poteva trovar marito, iniziò a vendere la terra. Come ti ha detto tua madre, le donne non possono ereditare proprietà. Quindi l’unica cosa che poté darmi, a quel tempo, fu l’oro.

Riuscì a vendere i primi pezzi a un prezzo equo. Ma, molto presto, i compratori si fecero avanti. Mio padre aveva un gran bisogno di vendere. E finì per vendere quello che poteva per un decimo del suo valore. Morì quasi subito dopo. E, pochi giorni dopo, gli uomini del re vennero a cacciare sia me che tua madre dall’unica casa che avevamo mai conosciuto».

«È un’ingiustizia!», esclamò Red.

«Questo è il posto di una donna, in questo mondo. Ma noi donne siamo una razza forte. Sopravviviamo. Io sono sopravvissuta. E avevo l’oro di mio padre. Mi è bastato per comprare la casa dove vivi ora e crescere tua madre come la bambolina che ho sempre visto in lei.

Ma tua madre aveva la stessa lussuria che attanagliava me. E quando incontrò tuo padre, lei cadde preda della stessa passione che aveva già assalito me».

«È vero quello che mia madre dice di mio padre?», chiese Red, non sapendo più cosa pensare.

«Non so cosa ti abbia detto di lui ma, da quello che posso dire, era un ragazzo non molto più grande di tua madre. Come me e tuo nonno, anche tua madre e tuo padre erano innamorati. Quando lui la lasciò e non tornò più, il suo gesto l’ha distrutta. Alcune persone dicono che è stato ucciso durante la prima caccia reale al lupo. Ma io credo che, a sedici anni, non fosse ancora pronto a fare il padre».

«Quindi pensi che se ne sia andato?»

«Sarebbe prevedibile».

Red fissò la nonna sbalordita da quanto le era stato appena detto. Chi erano queste persone che stava descrivendo? Nessuna di loro assomigliava alle donne che conosceva da tutta la vita. E chi era la persona che aveva descritto come sua madre? Red aveva immaginato che sua madre non si fosse mai innamorata in vita sua. Come poteva, una persona così fredda?

«Quindi mio padre è fuggito da mia madre?», chiese Red cercando di mettere insieme i pezzi.

«È quello che credo».

«È per questo che lei non crede che debba sposarmi per amore?»

«Agire per amore è ciò che le donne della nostra famiglia hanno fatto per generazioni. Credo che pensa che, se riuscirà a darti in sposa a qualcuno di stirpe reale, cambierà il tuo destino. Penso sia per questo che ti fa sempre indossare il mio mantello».

«Il tuo mantello?», chiese nervosa Red.

«Sì. A proposito, dov’è? Non ricordo di averti mai vista senza, da quando sei abbastanza alta per indossarlo».

Il viso di Red si colorò di rosa. Fissò la nonna, ricordando ciò che le era accaduto. L’aveva avvolto intorno a un bel ragazzo nudo che poi era fuggito nel bosco.

«L’ho lasciato a casa», mentì Red. «Tuo padre ti ha regalato il mantello?»

«Sì. È stato l’ultimo regalo che mi ha fatto. Verso la fine, uno di quei ladri di proprietari terrieri offrì a mio padre quel mantello in cambio dell’ultimo pezzo di terra. Ovviamente, era un’ingiustizia bella e buona. Ma, non avendo nient’altro da tramandarmi, mio padre pensò che, se avessi avuto il mantello, la sua fattura avrebbe mostrato la mia nobiltà e sarebbe bastato a conquistare il cuore di qualcuno che potesse prendersi cura di me.

Non era un pensiero irragionevole. Tuttavia, dopo la sua morte, non riuscii a indossarlo. Non riuscivo nemmeno a vederlo addosso a tua madre. Ma tua madre l’ha ereditato quando io l’ho abbandonato e mi sono trasferita qui. Credo che abbia assunto la prospettiva di mio padre ma, anziché dare in sposa me, avrebbe dato te».

«Non ne avevo idea», esclamò Red stupita. «Non avevo capito quanto fosse importante quel mantello per la nostra famiglia».

«Sembra che tu non conosca molte cose. Per questo do la colpa a tua madre».

La mente di Red era un vortice di pensieri e sentimenti. Senso di colpa, vergogna, comprensione, tutto le danzava per la testa e le faceva venire la nausea.

«E sai perché ho lasciato te e tua madre e mi sono trasferita qui?», chiese la nonna con il primo accenno di sorriso della conversazione.

«No, perché?», domandò lei, quasi timorosa di scoprirlo.

«Vedo l’espressione del tuo viso, Redina. È una cosa buona. È una cosa forte. È perché sapevo che, finché avessi vissuto nel villaggio, avrei dovuto sottostare alle loro regole. Avrei dovuto essere la zitella malinconica la cui intimità era destinata a seccarsi. Qui fuori, invece, mi sarebbe stato permesso di essere la donna che ero destinata a essere. Qui fuori, potevo avere un amante. Potevo averne tanti… E ce li ho.

Tua nonna ha vissuto più negli ultimi anni che in tutti gli altri messi insieme. E domani sera, con la luna piena, il mio amante verrà a trovarmi», disse con un sorriso sincero. «E faremo l’amore appassionatamente».

Red non avevo idea di cosa pensare di tutto questo. Per quanto bella fosse sua nonna, era comunque una donna anziana. Doveva avere almeno 50 anni, forse persino 55. Le donne pensavano ancora al sesso anche a un’età così avanzata? Oppure sua nonna era vittima di una sorta di maledizione?

La storia della nonna finì lì. Non si dissero molto altro per il resto della notte. A Red non dispiaceva il silenzio, visto quant’era persa nei suoi pensieri. Molto di ciò che aveva creduto su suo padre e sulla sua famiglia era cambiato in così poco tempo. Le era difficile mettere insieme i pezzi.

Mentre lei e la nonna si infilavano nel letto comune, Red pensò all’altra cosa che aveva scoperto quella notte. Il suo mantello non era solo un abito che sua madre stava usando per farla sposare. Era un prezioso cimelio che il bisnonno, morente, aveva regalato alla nonna. Dal punto di vista sentimentale, poteva essere la cosa più preziosa che la loro famiglia possedeva. Dovevo recuperarlo. Ma come, però?

Da dov’era venuto Tem, il ragazzo nudo che era apparso dal nulla? Era del villaggio vicino? Era stata nei villaggi limitrofi con sua madre, mentre quest’ultima cercava un marito adatto a lei. Tem non era tra i candidati. Red era sicura che lo avrebbe ricordato, uno come Tem.

Sdraiata a letto, molto tempo dopo che la nonna si era addormentata, Red osò pensare a qualcos’altro legato a Tem. Tem era stato il primo ragazzo che aveva visto nudo. Era così bello. Ma soprattutto aveva visto la sua virilità. Il solo ripensarci le procurava uno strano formicolio.

Non le era mai stato detto, ma Red aveva capito cosa doveva farci con quello, un uomo. E se non era quello che faceva la maggior parte della gente, lei sapeva cosa avrebbe voluto farci. Voleva sentirlo toccare la sua parte più sensibile.

Come faceva spesso dopo che sua madre si addormentava, Red abbassò la mano e spinse le dita tra le sue gambe. La carne tra le gambe era gonfia, come spesso accadeva a quell’ora della notte. E, come faceva spesso, fece dondolare la mano avanti e indietro, accarezzandosi. La sensazione era così bella. E quando immaginò che le sue dita venissero sostituite dalla virilità nuda di Tem, sentì una fitta tra le cosce che le fece venire voglia di strofinare più forte.

Ricordando quant’era stata vicina alla carne nuda di lui, il suo corpo si scaldò. Con la fantasia, gli baciò il petto. Il suo profumo terroso era dolce sulle labbra. Sentendo il suo bacio, lui strinse il suo esile corpo e la tirò a sé.

Ora nuda, nel sogno, sentì Tem spingere la sua virilità contro la sua carne tenera. Il contatto la fece attraversare dalle scintille. Con lei tra le mani, l’avrebbe baciata. Anche se avesse voluto scappare, non avrebbe potuto. Lui era una bestia selvaggia e l’avrebbe resa sua, che lo volesse o meno.

Sentendo la virilità di Tem sfregarle l’intimità, Red aumentò la pressione sul bocciolo che era sbocciato tra le sue carni turgide. L’attrito le fece male, ma in senso positivo. Le sue gambe tremavano a ogni tocco. E, mentre deglutiva per non urlare in preda all’estasi, un’ondata di pulsazioni caotiche le esplose dentro, facendole piegare le gambe e arricciare le dita dei piedi.

Sua nonna si mosse e Red si bloccò. Ma non prima che una sensazione la investisse e la portò sull’orlo dello svenimento. Che meraviglia… E, intanto che l’estasi si attenuava e le permetteva di addormentarsi, immaginò Tem sdraiato accanto a lei. Doveva essere quello che sua nonna aveva provato col suo amante stalliere.

Red  non aveva capito tutto della storia che le aveva raccontato la nonna, ma ora aveva capito questo: le donne della sua famiglia abbondavano di desiderio e passione. Negarlo sarebbe stato come negare ciò che erano, come aveva fatto sua madre.

Forse Tem era l’uomo con cui Red era destinata a stare. Forse avrebbe raccontato la storia di Tem a sua nipote, quando sarebbe stata abbastanza grande.

 

 

Capitolo 3

Red

 

Il mattino dopo, Red si svegliò quando sua nonna lasciò il letto. Senza avvisare di essere sveglia, Red la osservò in silenzio. La nonna si comportava in modo diverso. Si muoveva in modo quasi irrequieto e Red non poté fare a meno di sentirsi un’intrusa nella sua vita.

Questa frenesia aveva forse a che fare con l’arrivo del suo amante? Red non lo sapeva, ma si sentiva in dovere di lasciare alla nonna il suo spazio.

«Sei sveglia?», le chiese la nonna quando la vide con gli occhi aperti.

Red si stiracchiò in risposta.

«Ti ho preparato la colazione. Potrai portarla con te, al ritorno».

«Grazie, nonna», disse Red stupita per la fretta con cui sua nonna la stava congedando.

«Ho anche incluso le ultime monete d’oro che darò a tua madre. È la metà di ciò che mi è rimasto e puoi dirle che non ne riceverà altre. Se ha bisogno, può trovarsi un lavoro e guadagnarsele. Ma da me non avrà più nulla».

Red rifletté sul messaggio. A sua madre non sarebbe piaciuto. Lei disprezzava anche solo l’idea di lavorare e guardava dall’alto in basso le donne che lo facevano. Sua madre non l’avrebbe mai fatto sapere pubblicamente. Ma, nella privacy di casa loro, la sua opinione era indiscutibile.

«Grazie, nonna. Comunicherò il messaggio alla mamma».

Alzatasi di corsa dal letto e varcata la soglia di casa della nonna, Red camminò fino alla fine del sentiero e si voltò per guardare il cottage. Nel farlo, notò la nonna che la fissava a sua volta dalla finestra. La nonna si stava comportando in modo strano, troppo strano.

Tornando a casa, Red ripensò a tutte le cose che aveva scoperto la notte prima. Sua madre le aveva fatto credere che suo nonno fosse un uomo importante e che suo padre fosse un giovane rispettabile con del potenziale. Niente di tutto ciò era vero. Red proveniva da una stirpe di stallieri e di ragazzi che fuggivano dalle loro responsabilità. Considerando questo, essere sposata con un cacciatore sembrava un passo avanti.

Red pensò ancora a Hunter. Avrebbe voluto dirgli cosa era successo al suo mantello? Se lo avesse fatto, forse l’uomo sarebbe stato in grado di trovarlo.

Red ci pensò su ancora. Forse avrebbe dovuto farlo. In ogni caso, avrebbe comunque potuto ottenere il suo aiuto. Doveva solo aspettare che fosse tornato dalla sua battuta di caccia, qualche giorno dopo.

O, ancora meglio, forse Tem l’avrebbe aspettata dove si erano incontrati e non avrebbe avuto alcun bisogno dell’aiuto di Hunter. Speranzosa, si avvicinò al luogo. Il cuore le sprofondò nel petto quando vide che il ragazzo non c’era.

«Tem?», lo chiamò Red. «Tem, sei qui?»

Non ci fu risposta. Cosa avrebbe fatto? Avrebbe potuto vagare nel bosco per cercarlo. Ma cosa avrebbe fatto se si fosse imbattuta in un brigante che le avrebbe rubato i soldi? Il rischio da correre era troppo grande. Sua madre si sarebbe arrabbiata, se fosse tornata a casa senza il mantello. E si sarebbe infuriata se avesse perso anche l’oro della nonna.

Red chiamò ancora una volta prima di riprendere il cammino verso casa. Arrivò senza aver fatto colazione ed entrò nel villaggio proprio mentre le attività del mattino stavano entrando nel vivo. Le lavandaie lavavano gli abiti. I ragazzi non prestavano attenzione al loro maestro che li guidava per la piazza. E i contadini stavano arrivando per fare provviste e vendere un po’ di ciò che era rimasto loro delle riserve invernali. 

Red provò a immaginare cosa avrebbe fatto sua madre per guadagnare del denaro, in quella comunità. L’unica cosa che aveva da vendere era la sua bellezza. Ma, con il suo atteggiamento burbero, sarebbe stata una pessima cameriera in qualsiasi locanda.

Ciò che Red era più curiosa di sapere, però, era se sua madre avrebbe fatto lavorare proprio lei al suo posto. Diceva sempre che i nobili non volevano mendicanti, in moglie. Ed era così che sua madre vedeva le donne lavoratrici, come mendicanti.

Ma non era così che Red le vedeva. Anzi, era proprio il contrario. Red vedeva un pizzico di libertà nella possibilità di guadagnarsi il proprio pane. Chi voleva dipendere completamente da un uomo?

Certo, essendo cresciuta senza un padre, poteva capire quanto potesse essere utile. Ma ne aveva anche visti parecchi barcollare o venire buttati fuori dalla locanda da sapere che, a volte, gli uomini davano più problemi di quanti ne valessero.

D’altra parte, cosa ne sapeva lei? Sua madre le diceva che il suo scopo era quello di sposare un nobile, e lei era disposta a fare ciò che le diceva. Tuttavia, Red sapeva che un giorno il suo futuro sarebbe stato nelle sue mani. E non vedeva l’ora. E, fino a quel momento, sarebbe stata una brava ragazza e avrebbe fatto quello che le diceva sua madre.

«Madre?», la chiamò Red varcando la soglia di casa.

Casa loro non era grande, ma era più spaziosa di molte altre abitazioni del villaggio. A differenza di queste, la loro aveva due stanze da letto separate. Non erano stanze grandi, ma la porta impediva che gli odori della cucina impregnassero i vestiti.

«Madre?»

«Redina?», rispose la madre dall’esterno. Quando entrò, la donna esile e severa si avvicinò frettolosamente alla figlia. «Redina, dov’è il tuo mantello? Cosa fai senza?»

Red si aspettava quella domanda, ma non fu la prima a cui rispose.

«L’ho lasciato a casa della nonna. Sono arrivata a metà strada prima di accorgermi di averlo lasciato lì. Le mattine stanno diventando molto più calde di prima».

Sua madre la guardò con un cipiglio. «Non puoi lasciarlo dove ti pare», la rimbrottò.

«Lo so, mamma. Mi è solo sfuggito di mente, ecco tutto.»

«Dovrai andare a riprenderlo».

«La nonna sembrava molto impegnata. Andrò a prenderlo tra una settimana, quando sarà più libera».

«È ridicolo. Vive da sola. Cosa potrebbe mai avere da fare?»

«Penso che la nonna stia aspettando un ospite», disse Red osservando attentamente la madre per vedere la sua reazione.

La donna si fermò a fissare Red. Per un attimo, rimase senza parole. «Mia madre non sta aspettando un ospite. Non so chi te l’abbia detto, ma non è vero. Mia madre non ha ospiti, se è da sola. Sarebbe indecoroso».

«Mamma, la nonna mi ha detto che… ha un amante», disse Red cercando una conferma alla storia della nonna.

«Redina, come osi dire una cosa del genere su tua nonna», disse lei più impaurita che offesa.

«Non lo sto dicendo io. È quello che mi ha detto lei».

La madre di Red strinse le labbra in una linea e raddrizzò la schiena. «Capisco. Allora mi dispiace informarti che c’è qualcosa che non sai su tua nonna. È da un po’ che cerco di tenertelo nascosto, ma tua nonna sta lentamente perdendo la testa.

Da anni si inventa le cose più oltraggiose. Le cose che ha detto sulla nostra famiglia, nello stato confusionale in cui versa, sono scandalose. Non si può credere a nulla di ciò che dice. È triste, ma non si può».

«La nonna sta perdendo la testa?»

«Certamente. Non hai notato un comportamento particolare, prima d’ora?»

Red ripensò a tutto ciò che era successo durante la sua ultima visita. Tutto era stato particolare. Sua madre aveva ragione? Sua nonna stava perdendo la testa? Tutto ciò che le era stato detto sulla storia della sua famiglia era vero?

«Credo si sia comportata in modo strano», ammise Red con riluttanza.

«Strano come?»

«Sembrava inquieta, come se non mi volesse lì. Mi ha fatto fare i bagagli prima ancora che mi alzassi dal letto».

«Vedi? Tua nonna non sta molto bene», disse sua madre, cominciando a rilassarsi.

«Però mi ha dato qualcosa per te».

La donna si rallegrò improvvisamente. «Davvero? Cos’è?»

Red cercò nel suo cestino e prese il sacchetto di monete. «Ha detto che questa è la metà di tutto ciò che le è rimasto. Ha detto anche che, se hai bisogno di soldi, devi trovarti un lavoro e faticare per guadagnarteli».

Sua madre si bloccò, stupita. La rabbia prese rapidamente il sopravvento. Strappò il sacchetto dalle mani di Red e rivolse il suo veleno alla nonna.

«Vedi? Una pazza. E poi si è presa il tuo mantello. Sta cercando di rovinarci, ecco cosa sta cercando di fare».

«Non ha preso lei il mio mantello. Ti ho detto che sono stata io a dimenticarlo lì».

«Come hai potuto dimenticarlo? Sai quanto è importante per il tuo futuro, quel mantello. Te l’ho detto almeno un centinaio di volte».

«Sì, lo so. È fatto del materiale più pregiato, e un giorno arriverà un principe, mi vedrà con quello addosso e mi restituirà la condizione che è stata rubata alla nostra famiglia».

«Esattamente! E devo credere che lo hai dimenticato a casa della nonna? È una pazza. Lo ha rubato».

«Non lo ha rubato».

«Allora vai a prenderlo».

«Lo farò. Te l’ho detto, ci riandrò tra una settimana…»

«Non tra una settimana. Vai adesso. Non puoi lasciarlo a quella pazza. Potrebbe finire per bruciarlo, insieme alla casa e, magari, a se stessa. Forse dovremmo fare in modo che una guardia ci aiuti. Dovremmo prendere il controllo della casa e dei suoi beni, sempre meglio che si faccia del male da sola».

Sua madre soppesò il sacchetto nel palmo della mano.

«Sì, forse dovremmo parlare con qualche guardia prima che sia troppo tardi».

Red non riusciva a credere a ciò che stava sentendo. Sua madre non era stata così fine come pensava. La madre di Red voleva il resto dell’oro della nonna e avrebbe usato il mantello sparito come scusa per ottenerlo. Red non poteva permettere che ciò accadesse.

«Te l’ho detto, mamma, ho dimenticato lì il mantello. Non è stata la nonna a prendermelo. Lei sta bene. In realtà non si è comportata in modo strano. Sono stata io quella che si è comportata in modo strano. Ho dimenticato lì il mantello ed è una cosa che non ho mai fatto».

La madre la guardò come se la sua nuova giustificazione fosse un tradimento al piano appena concepito. «Come osi? Come osi lasciare un cimelio di famiglia con tanta noncuranza? Sai quanto è prezioso?»

«Vale un acro di terra?», chiese Red ricordando la storia di sua nonna.

Sua madre la fissò sbalordita. Il suo tono cambiò come se fosse stata scoperta in flagrante. «Vale un acro di terra e anche di più. È l’unico oggetto di valore che mi ha lasciato mio padre. E non permetterò che tu lo lasci in giro come se fosse spazzatura. Vai a prenderlo».

«Ti ho detto che lo riprenderò tra una settimana».

Sua madre si impettì, alta e forte come un orso. «Vai subito a prendere il tuo mantello! E non tornare finché non l’avrai recuperato».

Red si rimpicciolì davanti a lei. «Sì, madre».

Senza aggiungere un’altra parola, Red posò il cestino e varcò la soglia d’ingresso. Era stata una sciocca a provocare sua madre in quel modo. Ora se ne rendeva conto.

Cos’altro si aspettava? Un animale in trappola attaccherà sempre. E ora era costretta a cercare Tem da sola. Non poteva nemmeno tornare a casa senza il suo mantello. Era la peggiore delle situazioni possibili.

Red seguì il sentiero fino a dove aveva visto Tem per la prima volta.

«Tem?», lo chiamò di nuovo. Quando non ricevette risposta, tirò lentamente da parte i rami e si addentrò nei cespugli.

«Tem?», urlò, dirigendosi a caso verso il bosco.

In realtà, Red non aveva idea di cosa stesse facendo. Non era estranea al bosco, ma era passato molto tempo dall’ultima volta che era stata lì. Le signorine non sguazzano nel terreno, le diceva sempre sua madre. Per questo motivo aveva smesso di giocare lì.

Tuttavia, c’era qualcosa di eccitante, in quel posto. Il bosco si animava di suoni e panorami. Un coro di uccelli cantava dagli alberi e una valanga di insetti ronzava, ticchettava e sibilava tra le foglie. Sarebbe stato facile perdersi sulla scia di un suono, ma Red ricordava che, la cosa più importante per entrare in un bosco, era sapere come uscirne.

Con questo in mente, Red guardò il sole. Era passato da poco mezzogiorno. Non sapeva se esistesse un villaggio nella direzione in cui immaginava fosse arrivato Tem ma, se stava correndo nudo nel bosco, non poteva essere arrivato da molto lontano.

Dopo due ore di ricerche, Red cominciò a perdere le speranze. Come poteva trovare un uomo in mezzo al bosco, se non voleva essere trovato? E poi, chi era Tem? Da dove era venuto?

Non aveva parlato con un accento particolare o con una pronuncia diversa. In effetti, la sua voce bassa e rilassate poteva provenire da qualsiasi luogo della zona. L’unica cosa che poteva dare un’idea di chi fosse era la perfezione della sua pelle. Per quanto potesse ricordare, non aveva graffi, cicatrici o peli sul corpo. Era come se fosse un neonato completamente formato, partorito dagli dèi in persona.

Red lasciò che i suoi pensieri si focalizzassero sul corpo di Tem ancora per un po’. Le sue spalle forti, gli avambracci; le gambe muscolose e la virilità penzolante, erano tutti impressi nella sua mente.

Perché era rimasto nudo? Perché era così poco cosciente? Non era sconveniente essere nudi davanti a una signora, da dove proveniva? Non l’avrebbe pensato se l’avesse trovata carina? Era per questo che gli era importato così poco, perché non la trovava attraente?

Quando il suo turbine di interrogativi si concluse, Red alzò lo sguardo e si rese conto di non sapere dove si trovava. Stava camminando distrattamente da un’ora e si era persa.

«Tem?», lo chiamò di nuovo.

Stavolta, però, ricevette una risposta. Non quella che si aspettava. Fu un movimento in lontananza. E non sembrava amichevole.

Decidendo di non attirare l’attenzione su di sé, Red alzò gli occhi al cielo per cercare di capire come tornare indietro. Scrutando il bosco alle sue spalle, si rese conto di quanto poco avesse prestato attenzione. Ogni albero e cespuglio sembrava uguale agli altri. Come le era venuto in mente di avventurarsi nel bosco da sola?

Mettendosi il sole alle spalle, si incamminò verso quello che supponeva fosse l’est. Niente le sembrò familiare e il sole cominciò rapidamente a tramontare.

Red pensò ad Hunter. Era sicura che fosse lì da qualche parte. Pensò a cosa potesse cacciare. Anche se non si riteneva spaventata dai lupi, c’era un motivo se il Re dava una ricompensa per ogni testa di lupo che gli veniva consegnata. Era perché il Principe, l’unico figlio del Re, era stato ucciso dai lupi. La storia raccontava che la Regina era a fare un picnic con il Principe, che al tempo aveva due anni, e questi si allontanò e non fece più ritorno.

La pozza di sangue che venne trovata fece intuire ai cacciatori reali che era stato rapito. E quando un capo d’abbigliamento del Principe fu trovato vicino alla tana di un lupo, il Re giurò di liberare per sempre la sua terra da quelle creature.

La morte del Principe era avvenuta quando Red era ancora una bambina, quindi non aveva mai conosciuto un tempo in cui i lupi non fossero temuti. E ora si trovava a vagare da sola per il bosco, con il sole che tramontava e senza la possibilità di difendersi se un lupo l’avesse attaccata.

Più il bosco si faceva scuro, più il cuore di Red batteva forte. Era stata così stupida da non prestare attenzione a dove stava andando. Il sentiero doveva essere da qualche parte, nella direzione in cui era diretta. Ma quanto lontano? E quanto tempo avrebbe impiegato a raggiungerlo?

L’unica salvezza, si rese conto, era che quella notte ci sarebbe stata la luna piena. Non avrebbe avuto alcuna possibilità di tornare indietro se fosse stata una notte senza luna. Ma, in questo modo, c’erano più possibilità di combattere.

Mentre i passi di Red facevano scricchiolare le foglie secche sotto i suoi piedi, esaminò ogni suono, alla ricerca di un pericolo. Scricchiolii, fischi, fruscii inquietanti sembravano farsi sempre più vicini, tutto sembrava terrificante. Così, quando in lontananza apparve qualcosa di familiare, fu quasi con uno strillo che sollevò la gonna e corse verso di essa.

«Nonna?», urlò Red avvicinandosi alla porta sul retro della casa di sua nonna.

Forse aveva ospiti, o forse no. Non importava nemmeno che la nipote fosse in pericolo?

«Nonna?», urlò quando fu davanti alla porta d’ingresso.

Sapendo che non aveva una serratura, Red girò il pomello e aprì la porta. L’interno era buio. Non era così tardi. Se sua nonna aveva visite, perché la casa era buia? Era passata solo un’ora dal tramonto.

«Nonna, sei qui?»

Mentre lo chiedeva, Red sentì un rombo. Sembrava quasi un coperchio che ballava su una pentola. Ma più lo sentiva, più sembrava un ringhio.

«Nonna, sei tu?», chiese, allontanandosi dal suono.