SOTTOMISSIONE

In Coppia con lo Sceicco

 

 

Carla Westmoreland si apprestava a chiudere il portatile e dirigersi verso casa. Si sentiva di nuovo soddisfatta della sua giornata lavorativa. Amava il senso di soddisfazione che scaturiva dal fare bene il suo lavoro e dal rendere felici gli altri.

Mentre spegneva il computer squillò il telefono. Lo guardò distrattamente, si fermò a pensare e poi decise che era il caso di rispondere, soprattutto per evitare di dover ascoltare il messaggio in segreteria al mattino seguente.

“Qui Unioni Perfette, le risponde Carla,” disse, e iniziò a giocherellare con una penna, anche se non era sicura di dover appuntare qualcosa. La metà delle chiamate erano di persone che avevano sbagliato numero, ma in realtà lei sapeva che erano clienti troppo nervosi per usare un servizio di consulenza per trovare l’anima gemella.

“Vorrei parlare con la signorina Westmoreland se è possible” rispose una voce maschile.

“Sono io la signorinaWestmoreland, come posso aiutarla?”.

“SignorinaWestmoreland, ho una richiesta molto particolare riguardo i vostri servizi. È disponibile questa sera per discutere i nostri termini?”

“Certamente” rispose Carla.  Non era certo una novità, molti possibili clienti non amavano l’ambiente del suo ufficio. Pensavano che farsi vedere in un agenzia di servizi matrimoniali fosse in qualche modo umiliante, quasi come se fossero dei falliti. Un primo incontro in un luogo neutrale li aiutava a superare i dubbi e le paure. Si era abituata a dover spiegare che non era un fallimento essere troppo occupati e non avere il tempo di conoscere nuovi potenziali partner.

Annotò l’indirizzo e l’ora e disse che sarebbe arrivata al luogo stabilito per tempo. Mentre abbassava la cornetta aprì l’agenda e annotò l’appuntamento. L’essere così attenta e precisa era uno dei motivi del successo della sua agenzia.

Controllò l’indirizzo su Internet.  Con molta sorpresa notò che si trattava di un ufficio in centro. Di solito i clienti più nervosi preferivano incontrarla in un luogo neutrale, come ad esempio un ristorante, un bar o un pub. Tuttavia alcuni professionisti le avevano già chiesto di incontrarsi in ufficio dopo la chiusura. “In questo modo si sentiranno più a loro agio,” pensò “in un luogo dove hanno un certo grado di controllo, anche se è proprio per colpa del lavoro che non hanno tempo di trovare l’anima gemella nella maniera più tradizionale”.

Carla uscì e chiuse l’ufficio. Era una bella serata e fu molto più facile del solito trovare un taxi. Arrivò al luogo d’incontro con largo anticipo e all’ingresso fu ricevuta da una guardia in uniforme.

“Ho un appuntamento con un signore al quarto piano” spiegò alla guardia che annuì, come se stesse aspettando il suo arrivo. Le fece firmare un registro, le consegnò un tesserino e l’accompagnò verso gli ascensori. Si azionavano con una chiave che aveva solo lui.

Sperava di poter controllare di che compagnia si trattasse dando un’occhiata alle targhe all’ingresso ma non ce ne era neanche una. Era evidente che non si ricevevano molte visite in quell’edificio, oppure i padroni volevano rivelare le proprie informazioni solo a chi di dovere.

Nell’ascensore, Carla estrasse uno specchietto dalla borsa e controllò che i capelli e il trucco fossero in ordine. Tutto era perfetto. L’apparenza era importante, specialmente con i clienti più nervosi. Il tailleur blu le calzava perfettamente, accentuando le sue curve, e sapeva che quel colore era associato alla competenza e alla sincerità.

Quando le porte dell’ascensore si aprirono Carla rimase molto sorpresa. Tutto il piano era sicuramente controllato dalla stessa azienda, decorato in stile orientale, con accenni di rosso e verde che impreziosivano i pavimenti in marmo. Le pareti erano di vetro e facevano apparire l’intero piano ancora più grande e luminoso.

Forse un in importatore, pensò, mentre si dirigeva verso la scrivania vuota della reception. C’erano delle piccole fontane e i tendaggi in seta erano mossi da una leggera brezza che lei a mala pena percepiva. Complessivamente le sembrava di essere in un oasi nel deserto, opulenta ma ordinata. Iniziò a domandarsi se fosse il caso di sedersi e aspettare o chiamare qualcuno.

Entrò un uomo con un completo costoso e con l’aria di un principe. La guardò per un istante, come se le stesse prendendo le misure, e poi con la cartellina in pelle che teneva in mano le indicò di accomodarsi nella stanza a sinistra.

Entrò in una sala conferenze con al centro un tavolo lungo e alto. La stanza non aveva altri mobili eccetto il tavolo e alcune sedie. All’estremità del tavolo c’era un carrellino con una caraffa di cristallo e un telefono. Si sedette a capotavola.

Si era accorta che l’uomo la stava osservando attentamente. Appoggiò l’agenda prima di sedersi, posò la ventiquattrore sul pavimento e appese la borsetta sul morbido schienale in pelle.

Lui continuò a guardarla finché non si fu completamente accomodata e poi si sedette all’altro capo del tavolo. Indicò con la cartellina il carrello e poi la appoggiò sul tavolo. “Le posso offrire dell’acqua o qualcos’altro da bere?” disse con una voce colta e priva di accento.

“Va bene l’acqua” rispose lei. Lui iniziò a versare l’acqua dalla caraffa in un calice decorato, con movimenti lenti e regolari. Quando alzò il calice per offrirglielo usò entrambe le mani, appoggiando la base sul palmo e afferrando lo stelo con l’altra. Carla goffamente prese il calice in mano, incerta se dovesse afferrarlo per lo stelo e sfiorare le sue dita. Decise di prendere il calice con entrambe le mani e sembrò la scelta più giusta.

Non si versò dell’acqua e lei dopo un sorso di cortesia appoggiò il calice. L’incontro finora le era sembrato fin troppo formale e orchestrato. Iniziò a sentire un leggero senso di nervosismo ma si scosse immediatamente e appoggiò le mani sull’agenda.

“Allora come posso aiutarla?” disse proprio mentre lui sembrava iniziare a godere del silenzio.

“Abbiamo una richiesta particolare” rispose. “Vogliamo il meglio, sempre il meglio, e secondo le nostre ricerche lei è la migliore nel suo campo”.

“Faccio del mio meglio” rispose Carla.  “Ho avuto la fortuna di lavorare con clienti meravigliosi”.

L’uomo annuì. “Tutti i suoi precedenti clienti parlano molto bene di lei e del suo servizio. Sembra che lei abbia un innato talento nel trovare il partner perfetto anche nelle situazioni più difficili”.

Iniziò ad arrossire. Ovviamente si vedeva che aveva fatto le dovute ricerche e alcuni clienti si informavano meglio di altri. Ma quanto dettagliata era stata la sua ricerca?

Sapeva che aveva iniziato a lavorare in quel campo perché lei stessa non riusciva a trovare un compagno? Dopo un anno di successi per gli altri ancora non aveva trovato nessun uomo.

Lui appoggiò le mani sulla cartellina in pelle proprio come aveva appena fatto lei. “La partner di cui abbiamo bisogno deve essere perfetta. Deve rimanere per sei mesi e dovrà firmare un contratto e mantenere la più assoluta riservatezza”.

Carla si schiarì la voce. “Sei mesi… Non sono sicura che lei abbia capito la natura del nostro servizio, signor, ehm…” Si zittì, rendendosi conto che non si era presentato.

“Sands,” rispose lui.  “Conosciamo perfettamente la natura del vostro servizio, signorina Westmoreland.  Questa è una richiesta speciale, come le ho  accennato per telefono”. Carla percepì un tono di rimprovero nella sua voce.

“Sì, me lo ha accennato”, rispose, accettando il rimprovero ma rifiutando di farsi convincere a fornire un servizio che le sembrava immorale. “Ma, signor Sands, non posso proprio chiedere alle donne che si affidano a me per trovare l’anima gemella di firmare un contratto per un’avventura di sei mesi”.

“Non è un’avventura” ribatté imperturbabile il signor Sands. “La partner che cerchiamo vivrà come una principessa per questi sei mesi. Il sogno di ogni donna, non è vero?”

“Forse,” concordò Carla.  “Che cosa sta cercando esattamente?”

“Una compagna,” ripeté.  “Signorina Westmoreland, mi lasci spiegare che questa donna non è per me. Io sono l’assistente di un uomo che non si occupa di queste questioni di persona. È mio dovere trovare una donna che possa piacere al mio datore di lavoro”.

“Capisco” rispose Carla, iniziando a sentirsi eccitata dall’idea. Era evidente che non stesse mentendo. L’essere un buon giudice delle persone a prima vista era solo uno dei motivi per cui la sua agenzia era la migliore in città.

“Il mio datore di lavoro la pagherà quattro volte tanto la sua normale tariffa” continuò il signor Sands “Siamo consapevoli del fatto che la situazione sia più complicata rispetto ai clienti abituali e per questo il mio datore di lavoro la pagherà equamente”.

“Lo apprezzo molto,” rispose. “Onestamente non so fino a che punto potrò aiutarvi, ma farò quello che posso”.

“Molto bene” rispose lui.  “In questo caso, le chiederemo di firmare un accordo di riservatezza. Poi riceverà un quarto del pagamento come parcella di consulenza, indipendentemente dal risultato della prestazione.”

Carla respirò profondamente. Il signor Sands aprì la cartellina e le porse una carta da lettere spessa. Il suo sguardo indugiò a lungo sul’intestazione dorata. Scrutò rapidamente il resto del testo e di nuovo si fissò su quello che sembrava essere un sigillo reale.

“Il suo datore di lavoro è uno sceicco?” Alzò lo sguardo verso il signor Sands quando non ottenne una risposta. Lui le porgeva una penna stilografica, silenzioso e paziente.

Tutto quello che doveva fare era firmare. Poteva soddisfare la sua curiosità e guadagnare una “parcella di consulenza” anche se non era capace di aiutare il cliente fino in fondo. Carla firmò velocemente, aspettando poi che lui riponesse con cura il documento e la penna.

“Lei non dovrà mai rivelare la posizione del mio datore di lavoro né includere alcuna referenza su di lui nei suoi archivi. Per le comunicazioni ufficiali, io sarò il suo cliente. Non interagirà con il mio datore di lavoro in alcun modo”.

“Capisco”.

“Molto bene. I titoli e la posizione del mio datore di lavoro non verranno mai menzionati alle possibili compagne. Lo descriva semplicemente come un uomo ricco e potente”.

“Posso iniziare con questa descrizione ma le possibili compagne, come le chiama lei, vorranno sapere di più. Specialmente com’è, la sua personalità, insomma questo genere di cose”.

“Naturalmente” confermò il signor Sands.  Lo descriva come un uomo socievole e carismatico che comunque sente la pressione delle sue responsabilità. A causa della sua posizione preferisce ricorrere a questo servizio per trovare una compagna adatta ai suoi bisogni.

“Okay,” disse Carla.  “E quali sono esattamente questi bisogni?”

“La partner ideale deve essere giovane ma matura psicologicamente. Deve sapersi comportare in maniera adeguata sia in privato con il mio datore di lavoro sia durante i ricevimenti pubblici a cui parteciperanno persone molto importanti. Il signor Sands si piegò leggermente in avanti. “Dovrebbe avere un’educazione e una cultura adeguata per conversare con persone colte. Comunque la sua compagnia sarà richiesta principalmente in privato, quindi le conversazioni e le apparizioni pubbliche saranno l’eccezione piuttosto che la regola”.

“Sarà richiesta in privato…” ripeté.  “Signor Sands, spero vivamente che lei capisca che io non offro un servizio di escort. Le donne che si rivolgono a me non stanno cercando una protettrice”.

“Capisco” rispose lui, imperturbato dalle sue supposizioni.  “Sappiamo che lei non è una protettrice. Anche se il mio datore di lavoro può certamente mantenere una escort professionista, questo non è quello che vuole. Vuole la compagnia di una ragazza vera che si dedicherà esclusivamente a lui per sei mesi”.

Carla annuì distrattamente mentre rifletteva sulla proposta. Ovviamente lo sceicco voleva del sesso oltre alla semplice “compagnia”. Poteva convincere una donna a diventare una partner usa e getta per sei mesi?

Mentre il suo sguardo vagava lungo l’opulento ufficio si ricordò delle parole del signor Sands’ “vivere come una principessa”. Sembrava ovvio che questa promessa sarebbe stata rispettata, se solo l’ufficio era un’indicazione della ricchezza del cliente. Ma non riusciva proprio a convincersi. Tutto era troppo incerto e lei non avrebbe rischiato la sua reputazione professionale per guadagnare un po’ più di denaro.

“Non posso essere di nessun aiuto se prima non incontro il suo datore di lavoro di persona” disse Carla, andando a incrociare lo sguardo fisso del signor Sands. “Devo parlare con lui di persona e vedere che tipo di uomo è prima di poter accettare il lavoro. Devo sapere con chi avranno a che fare le mie clienti”.

“Questo è fuori discussione,” rispose il signor Sands.  “Come le ho già spiegato –”

Il trillo acuto del telefono interruppe le sue parole. Con sorpresa, lei si rese conto che, nonostante stesse cercando di nasconderlo, era evidente che si fosse spaventato al suono del telefono. Dopo alcuni istanti sollevò la cornetta. Non parlò immediatamente e Carla sentì una voce maschile dall’altra parte del ricevitore. Il signor Sands ascoltò attentamente e alla fine disse: “Naturalmente”. Abbassò la cornetta e appoggiò nuovamente le mani sulla cartellina.

Carla lo osservava mentre sembrava che stesse raccogliendo i suoi pensieri. Poi lui le porse un foglio con un indirizzo e ritornando definitivamente in sé aggiunse: “La aspetta alle dieci. Sia puntuale”.

“Lo sarò” lo rassicurò, anche se non era certa di voler avere a che fare con lo sceicco.

 

 

Carla, sempre meticolosa nella sue ricerche, scoprì subito che il luogo dell’incontro notturno era un esclusivo club privato, sconosciuto ai più. Indossò un abito da sera e dei tacchi alti ma cercò di non esagerare con un abbigliamento troppo eccessivo. Non voleva avere un abbigliamento poco adatto all’occasione ma allo stesso tempo non voleva vestirsi come a un primo appuntamento. L’appuntamento era di natura professionale, non personale, e i suoi vestiti riflettevano le sue intenzioni.

Carla pensava di dover mostrare un documento ma appena si avvicinò alla porta, le aprirono. Il signor Sands la invitò a entrare. Voleva dare un’occhiata alla sala riccamente decorata ma l’assistente dello sceicco la accompagnò verso il ristorante.

Un quartetto d’archi stava suonando una piacevole musica di accompagnamento a un volume che non impediva la conversazione nella sala. In questo tipo di ambiente, una potenziale compagna avrebbe dovuto saper comportarsi. Le persone nella sala non erano solo ricche ma anche potenti e influenti. Nonostante ciò, non ebbe problemi a individuare il tavolo dello sceicco perché era l’unico su una pedana che sovrastava gli altri.

Lo sceicco era seduto di schiena ma appena il signor Sands la scortò lungo la pedana il suo vero cliente si alzò e si girò verso di lei.

Carla aveva mantenuto una facciata di educato disinteresse mentre passavano per i tavoli, in questo modo nessuno si sarebbe potuto accorgere della sua tensione. Credé di avere riconosciuto alcuni politici locali. Immaginò cosa potesse significare per il suo lavoro se la vedessero parlare niente meno che con uno sceicco, ma appena lo vide tutti i pensieri di lavoro e l’educata indifferenza svanirono in un secondo.

Il signor Sands aveva detto che il suo datore di lavoro era “carismatico”. Lei pensò che l’aggettivo “attraente” o forse “convincente” avrebbe funzionato meglio in quel caso. Era perfetto fisicamente, con gli occhi scuri e i capelli nerissimi e essudava la sicurezza sensuale di un uomo esperto e dominante.

Appena salì sulla pedana, si accorse che forse le ginocchia non ce la facevano a sorreggerla. Il suo sguardo sembrava attirarla in una maniera distrattamente possessiva, come un abbraccio che la stringeva forte. Carla si sentì stordita da tanta intensità.

“Signorina Westmoreland” disse appena lei salì sulla pedana. “È un piacere”.

Il signor Sands le porse una sedia e poi li lasciò soli.

Carla si rese conto che il signor Sands non le aveva mai accennato il nome del suo datore di lavoro. Era rimasta così impressionata che si era completamente dimenticata di chiederlo. Sperò vivamente che non sarebbe potuto essere un problema in futuro.

Quasi immediatamente, tutte le preoccupazioni svanirono. Lo sceicco iniziò a parlare di cosa sapeva del suo lavoro e di quanto i suoi precedenti clienti fossero soddisfatti. La sua voce era melodiosa e priva accento e parlava con grande naturalezza. Appena iniziò a parlare del tipo di ragazza che voleva come compagna Carla si sforzò di prestare attenzione alle sue parole e non solo al suono della sua voce, calda come burro che si scioglie sul pane appena sfornato, e al suo bellissimo viso.

Mentre lo sceicco parlava, lei capì chiaramente che era tanto esigente quanto affascinante. Sapeva cosa voleva e nient’altro poteva soddisfarlo. Inoltre il suo tono faceva capire che tutti dovevano essere grati di avere l’onore di servirlo con quello che voleva, quando voleva, senza esitazioni o domande. L’inadempienza  era chiaramente un concetto che non esisteva nel suo mondo.

Le ripeté gli stessi requisiti che il signor Sands le aveva spiegato riguardo la compagna ideale, ma parlava in un tal modo che Carla iniziò a sentirsi come stregata. Mentre esponeva le sue richieste, lei annuiva, capendo che ciò che gli altri consideravano il meglio era solo appena sufficiente per lui.

Guidava la conversazione con facilità e autorità, gesticolando di tanto in tanto e dandole la possibilità di rispondere. Ogni volta che veniva invitata a parlare, si sentiva onorata di questa opportunità ed era cosciente che solo la generosità dello sceicco poteva permetterlo.

Non le chiese se avesse fame o cosa gradisse. Mentre parlava, alcuni camerieri rifornivano la tavola con molta discrezione, portando vassoi di cibo raffinato e controllando che il bicchiere di vino fosse sempre pieno. Tutto era perfetto, il cibo, il vino, l’attenzione dello sceicco. Carla doveva continuare a ricordare a se stessa che era un appuntamento di lavoro e non un’uscita romantica. Il modo in cui lui sosteneva il suo sguardo mentre parlava e la noncurante dominanza di ogni movimento rendevano difficile mantenere la concentrazione sul vero motivo della sua visita.

Alla fine alzò una mano e i camerieri si allontanarono definitivamente. “Voleva sapere che cosa dovrebbe aspettarsi la partner” disse, appoggiando il bicchiere prima di alzare ulteriormente la mano, “come ha potuto vedere, deve sentirsi a suo agio in compagnia di persone influenti e potenti. E per quanto riguarda i nostri momenti in privato…”

Con l’angolo degli occhi Carla notò che i membri dello staff, vestiti impeccabilmente, si stavano dirigendo verso gli altri tavoli. Appena si avvicinavano, le persone al tavolo iniziavano ad andarsene senza commentare né lamentarsi.

Allontanò lo sguardo da lui per controllare di aver visto bene. Con un semplice gesto della mano aveva fatto allontanare il resto degli ospiti e presto sarebbero rimasti soli.

Posò di nuovo lo sguardo su di lui, il suo cuore iniziò a battere più velocemente e iniziò a sentire un leggero rossore diffondersi sulle guancie. Ma la distrazione più grande era la sua passera che stava iniziando a bagnarsi, come in anticipazione di qualcosa che il resto del suo corpo non aveva ancora capito.

In pochi secondi erano rimasti soli, tranne per il quartetto d’archi dall’altro lato della stanza. Carla a malapena riusciva a respirare. Lui aveva potere, certamente, quasi un potere magico. La gente voleva soddisfarlo e non era solo a causa della sua posizione. Il suo sguardo, la sua padronanza di sé, la sicurezza, tutto di lui lanciava un incantesimo impossibile da ignorare o resistere. Già non voleva più solo soddisfarlo, voleva che lui soddisfacesse lei.

Mentre il quartetto d’archi suonava le prime di ’One’ by U2, la sua canzone preferita, lui si alzò e le porse la mano. “Balliamo” comandò in maniera educata.

Carla non aveva la minima intenzione di rifiutare, anche se iniziavano a sfumare i confini tra lavoro e privato. Ovviamente lui conosceva la sua canzone preferita e aveva ordinato al quartetto di suonarla. Per la sua principessa nessun dettaglio doveva essere sottovalutato.

Appena si alzò in piedi, non ebbe alcuna esitazione, a parte il tremolio delle ginocchia. Lui le appoggiò la sulla schiena e la forza e il calore della sua pelle attraverso il vestito accesero un fuoco improvviso e impetuoso dentro di lei. Mentre ballava in pista si sottomise definitivamente al sortilegio che lui le aveva lanciato.

Le sue braccia erano così forti, la stringeva possessivamente ma con gentilezza. I suoi movimenti erano armoniosi e inconsciamente sicuri, proprio come il suo tono di voce. Il suo profumo era esotico e le faceva girare la testa ancor più del vino. E ad ogni movimento si avvicinava a lei, i suoi occhi a pochi centimetri di distanza, facendola sentire come se stesse affogando nella sua virilità.

Quando le prese il viso tra le mani per baciarla lei iniziò a pensare che ormai un bacio non era più necessario in quel momento. Sentiva che avevano già condiviso qualcosa di più intimo e eccitante, di che cos’altro aveva bisogno?

Poi lui appoggiò le labbra contro le sue, la mano sui fianchi e iniziò a tirarla a sé. Per la prima volta l’incapacità di reazione non importava più.  Sopraffatta dalle emozioni, Carla poteva solo perdersi nel suo abbraccio.

Le sue dita scivolarono lungo il mento di lei e quando sembrava proprio che si stesse allontanando la sua presa si fece più salda. Le sue labbra si aprirono con insistenza.

Carla socchiuse gli occhi, persa in quel momento magico. La sua lingua incontrò quella di lui con desiderio e mentre lui la tirava a sé lei gli mise le mani sul collo.

Quando la sollevò, continuando a baciarla con passione e cullandola sul suo petto, tutti i dubbi residui svanirono nel calore del desiderio. Dal momento in cui aveva incontrato il suo sguardo aveva voluto molto di più che essere semplicemente tra le sue braccia. E tutto in lui faceva capire che lo sapeva, ancora prima di lei. Lo aveva visto nei suoi occhi e ascoltato nella sua voce, e il suo potere derivava in parte dal questa sicurezza nel capirla.

Si diresse verso il bar e la appoggiò gentilmente sul bancone, continuando a baciarla finché non fosse stato sicuro che lei potesse sciogliersi o esplodere di desiderio. Quando lei aprì gli occhi, capiva dal suo sguardo che anche lui aveva intuito l’effetto che le faceva. L’aveva portata al limite e ora l’avrebbe tenuta lì per tutto il tempo che voleva, per tutto il tempo che desiderava.

Se la voleva passiva e mite, lei lo avrebbe accontentato. Se la voleva folle di desiderio per lui, anche in questo caso lo avrebbe accontentato, non appena lo avesse desiderato. Era uno strumento di passione tra le sue mani, e lui era un esperto musicista.

Con sensuale lentezza iniziò a spogliarla, accarezzando ogni parte del suo corpo non appena scivolavano via i vestiti, il tutto senza smettere di fissarla negli occhi. Quando le tolse il reggiseno, lei sentì un calore diffondersi lì. Era tutto quello che poteva fare per obbedire al suo sguardo senza saltargli addosso.

Il soffice tocco delle sue dita mentre le sfilava le mutandine lungo i fianchi, lungo le cosce, era come un fuoco che bruciava sulla pelle. Fremeva sotto le sue mani, il suo respiro stava diventando più pesante e caldo a ogni istante.

Continuò ad accarezzarla con una mano mentre si spogliava con l’altra, giocherellando con i suoi capezzoli, accarezzandole la pelle morbida del ventre e poi scivolando tra le sue gambe mentre lasciava cadere i pantaloni a terra. Carla sollevò i fianchi per incontrare la sua mano e quando lui la sfiorò con decisione e sapienza sul clitoride non poté evitare di emettere un sospiro di piacere.

Iniziò ad accarezzarle e massaggiarle il clitoride, guardandola negli occhi mentre lei ansimava e gemeva. L’avrebbe fatta venire sul bancone solo con le sue dita. Lei lo sapeva ed era anche quello che voleva. Non avrebbe mai pensato che un estraneo sarebbe riuscito a farla venire sul bancone di un bar, ma adesso era quello che lui voleva e lei non poteva obiettare.

Quando le sue mani rallentarono per un momento, Carla riuscì ad aprire gli occhi e, finalmente, a rivedere il suo viso. Sembrava che lui stesse aspettando proprio quel momento e infilò le dita nella sua vagina bagnata, sorridendo per la prima volta quando lei inarcò la schiena e emise un tremolo gemito di estasi.

Le sue dita la penetrarono in profondità e poi si inarcarono, trovando il punto G e facendola sobbalzare e gemere di nuovo. Si aggrappò con le mani al bancone inarcando di nuovo la schiena; l’orgasmo stava iniziando a esplodere ma non era quello che voleva.

Ansimando, stordita, piena di desiderio sotto il suo tocco, Carla aprì gli occhi e incontrò il suo sguardo. La guardò e sembrò capire quello che lei voleva.  

Quando estrasse la mano, le sue dita bagnate le sfiorarono il clitoride, facendola gemere di nuovo, e poi con scioltezza si avvicinò al bancone, aprendole le gambe. Appoggiò le labbra sulle sue e iniziò a sfiorarla con la cappella del suo cazzo in erezione.

Carla sapeva che si sarebbe semplicemente sottomessa ai suoi desideri, non poteva non obbedire. Alzò le braccia e le gambe, abbracciandolo e stringendolo mentre la penetrava in profondità. Lui sapeva l’effetto che aveva su di lei, sapeva che aveva stimolato questo incontenibile desiderio sessuale che ora solo lui poteva soddisfare.

Spingeva con forza, smise di baciarla e lei aprì gli occhi per guardarlo. Che cosa c’era nel suo sguardo?  Un desiderio di provare il suo stesso trasporto? O solo la seducente richiesta di essere sua, dato che lui poteva avere tutto quello che voleva? Lei era solo un altro piacere da rivendicare?

Mentre lui infilava e sfilava la cappella dalla sua passera pulsante, Carla non poté evitare di aggrapparsi alla sua schiena con le unghie. Lui chiuse gli occhi per un istante, come se fosse proprio il dolore quello che cercava. Quando li riaprì e la guardò, l’intensità della passione nel suo sguardo fu sufficiente per farla venire.

Ansimando, tremando, si aggrappò a lui e un secondo più tardi sentì il suo cazzo pulsare  potentemente dentro di lei e anche lui venne. Sentiva il suo respiro caldo sul viso e a occhi chiusi cercò la sua bocca per baciarlo con passione. Lui si abbandonò tra le sue braccia, baciandola con gentile ferocia e godendo fino all’ultima goccia. La sua bocca indugiò su quella di lei, poi sollevò la testa e alzò una mano per accarezzarle una guancia prima di iniziare ad allontanarsi lentamente.

Lei, meravigliata e incredula, lasciò scivolare senza forza le mani lungo la schiena di lui. Quando lo sceicco fu di nuovo in piedi, si piegò per toccarle nuovamente la guancia, guardandole il viso con attenzione.

“Volevi sapere che cosa dovrebbe aspettarsi la mia partner” disse, accarezzandole la guancia e poi gentilmente le labbra. “Adesso lo sai”.

Carla socchiuse gli occhi e iniziò a tremare. Iniziò a guardarlo che si rivestiva e si rese conto che il quartetto d’archi stava ancora suonando, ma non si sentì a disagio né imbarazzata dal fatto che fossero stati testimoni della scena. Tutto era stato eclissato dall’ardente intensità della passione.

Appena finito di rivestirsi, lui le accarezzò di nuovo la guancia accennando un sorriso e se andò. Carla rimase sul bancone per alcuni minuti dopo che se ne era andato, ascoltando il quartetto che continuava a suonare dolcemente e sorridendo nei postumi dell’orgasmo.

 

 

Il giorno seguente Carla ancora non era sicura se fosse stato un sogno; certo il sogno più incredibile che avesse mai avuto, ma comunque solo un sogno. Tutte le prove erano lì, però. Frettolosamente si diresse al lavoro, ormai più preoccupata di soddisfare lo sceicco che di guadagnare la lauta commissione.

Dopo un accurato controllo dei documenti delle sue clienti, aveva tra le mani circa sei possibili compagne. Una in particolare sembrava avere tutte le caratteristiche che lo sceicco richiedeva. Era il tipo di ragazza che piace a molti uomini in realtà, ma comunque rispettava tutti i requisiti dello sceicco.

Laurie era giovane, bionda, minuta, e siccome era stato richiesto specificatamente, abbastanza colta da saper mantenere una conversazione intelligente; la classica brava ragazza, proprio come la voleva lui. L’unico potenziale difetto (per lo meno per gli standard dello sceicco) era che Laurie poteva essere definita una ragazza semplice, con un fascino discreto e un’indole schietta. Queste caratteristiche, combinate con la giovane età e il carattere dolce, potevano farla apparire troppo ingenua mentre le sue maniere dirette potevano essere scambiate da molti per rozzezza.

Carla comunque non aveva intenzione di iniziare a dubitare della sua professionalità. Laurie era proprio quello che lo sceicco voleva, ne era sicura, ma per assicurarsi che tutto andasse alla perfezione, aveva un piano.

Laurie sarebbe stata contattata per prima ma avrebbe incontrato lo sceicco per ultima. Mentre Carla interagiva con le altre cinque clienti, dava a Laurie delle lezioni di galateo e le insegnava le piccole cose che avrebbero fatto piacere allo sceicco.

Laurie le era grata per le lezioni e per averle dato la possibilità di conquistare uno sceicco ed essere quindi trattata come una principessa per sei mesi. In effetti nessuna delle sei potenziali partner era stata scoraggiata dalla proposta di Carla. Tutte volevano avere l’opportunità di essere “rapite” dallo sceicco, anche se l’accordo prevedeva di fare sesso con un estraneo. Essere la compagna di un uomo bello, ricco e potente per sei mesi? Perché non lo aveva proposto prima?

Due settimane di lezioni con Laurie furono molto stressanti per Carla.  Tutte le altre ragazze si erano incontrate già con il signor Sands ma furono scartate una dopo l’altra. L’organizzatrice di incontri iniziò ad avere paura che alla fine avessero potuto pensare che lei non fosse in grado di trovare una compagna e assumere qualcun altro. Ma aveva bisogno di rendere Laurie la compagna perfetta, di modo che non sarebbe stata rifiutata.