LA BELLA E LE DUE BESTIE

Capitolo 1

 

«Belle, dove stai andando?» le chiese suo padre mentre lei correva fuori dalla porta.

«Da nessuna parte, papà. Tornerò più tardi,» rispose Belle.

«Se non stai andando da nessuna parte, allora perché tornerai più tardi?» le chiese ancora suo padre, arricciando il naso e spingendosi gli occhiali contro il viso.

Purtroppo, però, era troppo tardi perché Belle lo sentisse. Se n’era già andata. Con un cesto pieno di cibo che aveva preparato al mattino, era già in mezzo alla piazza del paese, diretta verso il campo che circondava il borgo.

Belle aveva atteso quel momento per tutta la settimana. Trudeau le aveva detto che, al suo ritorno, ci sarebbe stato qualcosa di speciale ad aspettarla. E Belle era sicura di cosa significasse. Le avrebbe chiesto di sposarlo.

Belle sognava di sposare Trudeau da quando avevano entrambi dieci anni. Solo pochi mesi prima, Belle era entrata nell’età da matrimonio. Era entusiasta di iniziare una nuova vita con il suo amore.

Impiegò trenta minuti per raggiungere il ruscello dove si sarebbero incontrati, così le aveva detto. Era il loro posto speciale, Il primo in cui erano stati da soli insieme. Il primo in cui si erano scambiati il primo bacio. Il giovane corpo di Belle formicolava immaginando quali altre prime volte ci sarebbero state, lì. E, uscendo dal campo di grano alto fino alla vita, entrò nella radura guardandosi intorno in cerca del suo amore.

«Belle?» la chiamò il suo giovane spasimante.

Belle si voltò e lo vide: l’amore della sua vita, incredibilmente bello con i suoi abiti migliori addosso, i capelli biondi ricci che gli arrivavano al bavero e il viso maschile, privo di barba, che sormontava quello che poteva essere descritto solo come un fisico perfetto.

Belle sentì un formicolio tra le cosce solo a guardarlo. C’era così tanto, in lui, che la faceva sentire veramente donna. Non vedeva l’ora di essere sua moglie, così che potesse abbracciarla come facevano le coppie sposate. Era tutto quello che voleva dalla vita, e le batteva forte il cuore se pensava che quel giorno sarebbe potuto iniziare un nuovo capitolo.

Con il suo cestino ancora appeso all’avambraccio, corse verso il suo amore e gli diede un bacio. Appena le labbra rosee di lui toccarono le sue, Belle si sentì attraversare da un’ondata di calore. Non riuscì a combatterla, tanto la rese impotente. Non avrebbe mai voluto staccare le labbra dalle sue. Se non fosse stato lui a interrompere il loro bacio, non avrebbe mai mollato la presa.

«Oh, Belle, mi sei mancata così tanto,» disse Trudeau senza fiato.

«Anche tu mi sei mancato.  Promettimi che non te ne andrai più per così tanto tempo.»

«Sai che non posso promettertelo, Belle. E non voglio mentirti, mai.»

Belle fece un passo avanti per gettargli le braccia al collo. Riusciva a sentire il cuore battergli nel petto,  un suono che le rendeva le ginocchia deboli. «So che non puoi, ma vorrei che tu potessi.»

«Lo vorrei anch’io. Un giorno, però, non sarò più l’assistente di un mercante itinerante. Sarò io stesso un mercante. Quando lo diventerò, potrò viaggiare quando voglio e rimanere a casa quando voglio. E quando potrò, passerò tutto il giorno e la notte insieme a te.»

Fu l’idea di passare tutta la notte con lui che fece galoppare il cuore di Belle. Si sentì stordita. Notando la sua instabilità, Trudeau allungò una mano e la afferrò non appena cominciò a barcollare sul posto.

«Stai bene, Belle?» le chiese, senza sapere cosa stesse succedendo.

Fissando i suoi occhi azzurro cielo, la ragazza sentì un certo imbarazzo. Si ricompose.

«Sì. Devo essere stanca per la passeggiata fin qui.» Belle sapeva che non era così. Avrebbe potuto percorrere quella strada ad occhi chiusi, ma doveva pur dirgli qualcosa. Non poteva semplicemente confessargli quanto fosse innamorata di lui. Almeno, non ancora. «Forse se ci sedessimo e mangiassimo qualcosa mi riprenderei.»

Trudeau guardò Belle nervosamente. «Sì, accomodiamoci.»

Già in piedi nel loro posto preferito vicino al ruscello, Belle posò il cestino e ne tirò fuori una coperta. Trudeau l’aiutò a stenderla sull’erba. Non appena il quadrato di tessuto venne sistemato, si tolsero le scarpe e si misero comodi.

Seduti spalla a spalla, Belle dispose il contenuto del cesto davanti a loro. Aveva preparato un pranzo meraviglioso: c’erano pane, formaggio e uva.

«Ho portato anche questo,» gli disse, mostrandogli nervosamente una bottiglia di vino. «Non sapevo se ne volessi un po’.»

«Oh, certo,» rispose lui, insicuro. Certo, aveva già bevuto del vino in passato, ma non succedeva molto spesso. A dire il vero, quello sarebbe stato il suo secondo bicchiere in tutta la vita. Eppure, era comunque molto più di quanto avesse mai bevuto Belle. Nonostante suo padre avesse delle bottiglie in casa e a volte ne beveva un bicchiere a cena, lei non ne aveva mai preso nemmeno un sorso.

Belle, tuttavia, voleva essere un’adulta. Voleva sposare Trudeau. E se Trudeau doveva essere la persona con cui avrebbe passato il resto della sua vita, voleva che il suo primo bicchiere fosse con lui.

Così, ne tirò fuori due dal cesto e cercò di aprire il vino. Aveva visto suo padre farlo, ma replicare le sue azioni era più difficile di quanto si aspettasse.

«Ecco, permettimi,» le chiese Trudeau.

«No, ce la faccio,» rispose lei, non volendo arrendersi nella sua lotta.  «È solo una questione di…» cominciò, tra un rantolo e l’altro. «Basta solo applicare la giusta forza.»

Con la lingua tra i denti che faceva capolino da un angolo della bocca, riuscì a stappare la bottiglia con uno schiocco. «Ce l’ho fatta,» disse Belle con gioia.

«Sì, ce l’hai fatta,» ripeté Trudeau rallegrandosi del suo successo.

«A cosa dovremmo brindare?» chiese Belle mentre riempiva i due bicchieri.

«Che ne dici se brindassimo a noi?»

Belle sorrise. «Sì.»

I due fecero cozzare delicatamente i bicchieri, guardandosi negli occhi com’era loro consuetudine, e bevvero un sorso. Belle non era pronta come Trudeau: il vino era molto più amaro di quanto si aspettasse, così prese a tossire.

«Stai bene, Belle?»

«Sto bene,» rispose imbarazzata. «È buono,» aggiunse poi, senza esserne sicura. Trudeau si accorse del suo inganno e rise.

«Non sei obbligata a berlo, se non ti piace.»

«No, mi piace,» disse ancora lei, bevendone un sorso ancora più grande.

Trudeau sorrise fissandola. Questa era una delle cose che gli piacevano tanto di Belle. Il suo spirito era inarrestabile, aveva più vita di qualsiasi altra ragazza del villaggio. Voleva davvero passare il resto della sua vita con lei. Ed era per questo che lo fece.

«Belle?» la chiamò, mentre lei beveva metà del suo bicchiere. «C’è qualcosa che voglio chiederti.»

Al sentire quelle parole, Belle si bloccò. Stava per chiederle quello che pensava? Il cuore le batteva forte e le lacrime le riempirono gli occhi.

«Sì, Trudeau?»

«Sai che ti amo, vero, Belle?»

La mano di Belle prese a tremare quando si accorse di cosa stava accadendo. Mise subito da parte il bicchiere e prese le mani di Trudeau tra le sue. «Lo so che mi ami. E ti amo anch’io.» Era la prima volta che glielo diceva. Non era sicura del perché avesse aspettato così a lungo.

«Davvero?»

«Certo. Ti ho amato dal momento in cui ci siamo incontrati, quando eravamo bambini.»

«Anch’io ti ho amata dalla prima volta in cui ti ho vista,» le disse Trudeau, sentendosi come se il cuore gli stesse per esplodere. «Ecco perché…»

Trudeau liberò la mano dalla sua presa e si inginocchiò di fronte a lei. Prendendole di nuovo la mano delicata nella sua, la sentì tremare. Era così leggiadra e bella che non riusciva a trattenersi.

«Belle, sto per chiederti una cosa. Se mi dirai di sì, mi renderai l’uomo più felice della storia.»

Belle riusciva a malapena a respirare per l’attesa. «Cosa, Trudeau? Chiedimelo e basta.»

«Belle?»

«Sì, Trudeau?» chiese lei, col cuore che le galoppava in petto.

«Vuoi sposarmi?»

Fu come se tutta l’aria le fosse stata risucchiata fuori dal corpo. Si sentiva come se stesse per svenire dalla beatitudine. Il mondo intorno a lei sembrò improvvisamente più luminoso, i suoi colori più vividi. Fissando gli occhi del suo amore, quel momento sembrò diventare infinitamente più lungo.

«Sì,» disse lei finalmente. «Lo voglio. Sì!» gli disse, scoppiando a piangere.

Trudeau fu subito sopraffatto dal sollievo e dalla gioia. La mano di Belle era l’unica cosa che aveva desiderato dal momento in cui si erano incontrati. Tutto ciò che aveva fatto da quel momento in poi era stato pensato per ottenere la sua mano.

Ora, era fidanzato ufficialmente con la ragazza più bella del mondo. Sentiva che la sua vita, ormai, era completa. Si sporse in avanti e baciò la sua futura moglie. La sua virilità prese vita quando le loro labbra si toccarono.

Mentre baciava il suo futuro marito, Belle riusciva a malapena a contenersi. Era più felice che mai. Anche mentre lo baciava, pensava a come dimostrargli ulteriormente quanto lo amava. Pensò di raccontargli tutti i suoi segreti, ma poi si rese conto che non ne aveva.

Quello che poteva fare davvero, invece, le venne in mente in un lampo. Non sapeva da dove fosse nato quel pensiero ma, per qualche motivo, in quel momento la sua folle idea non le sembrò così folle.

L’unico modo per essere ancora più vicina al suo futuro marito sarebbe stato quello di mostrargli un lato di se stessa che non aveva mai mostrato a nessuno. La modestia era il valore cardine del suo piccolo villaggio, e lei aveva imparato quella lezione proprio come tutti gli altri. Ma ora Trudeau sarebbe diventato suo marito. Quale modo migliore per dimostrargli quanto lo amava, se non mostrandogli tutta se stessa?

Non riusciva a credere di aver preso in considerazione una cosa del genere. Cosa le era successo? Certo, aveva sognato di fare cose da adulti con il ragazzo che aveva amato per così tanto tempo. Quale ragazza non l’avrebbe fatto? Ma aveva davvero intenzione di fargli quel regalo, proprio adesso, invece che dopo il matrimonio?

Qualcosa dentro Belle gridava che avrebbe dovuto farlo. Mentre il loro bacio continuava e il corpo di Belle si riscaldava fino al punto di ebollizione, la ragazza prese la sua prima decisione da adulta. Lo avrebbe fatto.

Belle si allontanò dal suo amore ma continuò a guardarlo negli occhi. «Voglio fare qualcosa con te,» disse a Trudeau.

«Qualsiasi cosa, amore mio,» rispose lui,

Belle tremava, intanto che si allontanava ulteriormente da lui. Non riusciva a credere che lo stesse facendo davvero. Si aspettava di avere molta più paura di quanta ne provasse effettivamente. In realtà, non ne aveva affatto. Si sarebbe definita eccitata, semmai.

Sedendosi a più di un braccio di distanza da lui, le sue mani tremanti si spostarono sui bottoni del retro dell’abito. Guardando gli occhi di Trudeau, vide le sue pupille allargarsi. Voleva fosse eccitato tanto quando lei. Anche mentre si spogliava, non vedeva l’ora di sentirlo più vicino. Il suo giovane corpo sembrava desiderare quello dell’altro. E, quando si chinò in avanti e mostrò la sua biancheria, il viso di Trudeau divenne rosso barbabietola.

Raccogliendo ogni grammo di coraggio che aveva in sé, Belle si alzò in piedi. Le sue gambe tremavano come gelatina. Anche il suo corpo tremava. Non avendo ancora finito, però, allungò di nuovo le mani dietro la schiena. Con agili movimenti delle dita, fece scivolare ogni bottone del corpetto fuori dalla sua asola.

Dopodiché, il suo umore cambiò. Se prima era nervosa, ora non vedeva l’ora di togliersi di dosso gli indumenti intimi. Voleva che il suo amore vedesse com’era veramente. Quando il corpetto cadde a terra rivelando i suoi seni rotondi e i capezzoli turgidi, le si bloccò il respiro.

Tuttavia, non si fermò lì subito dopo, sbottonò i calzoncini, e anch’essi scivolarono sul terreno. Ora, il suo futuro marito poteva vedere lo splendore del suo corpo giovane, che implorava di essere toccato. Rimase lì in piedi per quella che sembrò un’eternità, poi tolse i piedi dalla coperta e si diresse verso il ruscello.

L’acqua fresca le era familiare, poiché era lì che andava a fare il bagno. Non solo, quello era il luogo in cui sarebbe tornata nei suoi sogni.

In quel mondo onirico, Trudeau camminava vicino al ruscello e si imbatteva in lei mentre faceva il bagno. E allora si spogliava, ed entrava nel ruscello subito dopo di lei. A volte, in alcuni sogni, si abbracciavano. Ed era proprio quell’abbraccio che Belle desiderava più di ogni altra cosa, adesso.

«Vieni e unisciti a me,» disse Belle, fremente d’attesa.

Trudeau, che era arrossito come Belle non lo aveva mai visto fare, non disse una parola. Si limitò ad alzarsi e si sbottonò lentamente la camicia, lasciandola cadere a terra. Belle non aveva mai visto il suo petto nudo. I suoi muscoli si increspavano come quelli di un uomo, ma il suo petto non era altrettanto villoso.  Nonostante ciò, Belle pensò che era bello come le statue delle illustrazioni dei libri che aveva letto. Non riusciva a immaginare nessuno di più bello.

Quando gli occhi di Belle seguirono le mani di Trudeau che scivolavano sulla sua vita, vide qualcosa di inaspettato. Qualcosa di ingombrante gli gonfiava i pantaloni. Aveva sentito spesso le altre ragazze scherzare su qualcosa del genere, ma non era mai riuscita a capire a cosa si riferissero di preciso. Doveva essere quello.

Belle tremò di nuovo, sapendo che sarebbe stata in grado di colmare le lacune dei suoi sogni. Anche se lo aveva sognato nudo mentre si abbracciavano, tutto ciò che era al di sotto della vita di Trudeau appariva sempre come una macchia sfocata. Quando si abbassò i pantaloni e poi gli indumenti intimi, Belle non riuscì a credere a ciò che vide.

Era quello l’aspetto di un ragazzo nudo?  Non l’avrebbe mai detto. Quella protuberanza era spaventosa ed eccitante allo stesso tempo. Il petto nudo di Belle si alzava e si abbassava al pensiero di cosa avrebbe dovuto fare un ragazzo quando abbracciava una ragazza.

Era sicura che Trudeau potesse sentire il battito del suo cuore nonostante la distanza che intercorreva tra loro. Sentiva un desiderio inspiegabile dentro di sé. Aveva bisogno di stare il più vicino possibile al suo amore. Quando i grandi piedi di lui si spostarono dalla coperta per camminare nella sua direzione, fu certa di essere sul punto di scoppiare in lacrime per l’attesa.

Trudeau entrò nel ruscello dalla dolce corrente, posizionandosi a più di un braccio di distanza da lei. Con l’acqua fino all’ombelico, fissava il suo amore, incerto sul da farsi. Voleva disperatamente avvicinarsi a lei e toccarla, ma Belle glielo avrebbe permesso? Era la ragazza più bella del mondo, e lui voleva soltanto renderla felice. Quindi, se Belle voleva che rimanesse lì, per quanto lo facesse soffrire, Trudeau l’avrebbe fatto.

Belle, però, voleva fare di più che guardarlo. Ardeva dal desiderio di toccarlo. Non conoscendo le intenzioni di Trudeau, la ragazza si spostò lentamente in avanti. Come lei, anche lui fece altrettanto. E una volta che entrambi si videro avvicinarsi, i loro movimenti divennero più veloci, finché i corpi nudi non si incontrarono, le labbra di uno su quelle dell’altra.

Belle non riusciva a spiegare la sensazione che provò quando i suoi giovani seni si premettero contro il petto virile di Trudeau. Era esaltante. Ma lo era ancora di più la sensazione della sua virilità rigida che spingeva contro il suo ventre. Sentiva la carne tra le gambe contrarsi per quel contatto. Desiderava tanto che Trudeau la toccasse lì sotto. Ma non con le dita, bensì con la sua virilità.

Avendo bisogno di essergli più vicina, gli avvolse le braccia intorno al collo e si arrampicò sul suo corpo. Baciandolo più intensamente, si abbandonò a ogni singola sensazione mentre la punta del suo membro le sfiorava il corpo. Allargò leggermente le gambe, e la corona accarezzò la sua carne vogliosa. La sensazione la fece fremere. Era la sensazione migliore della sua vita. Le ci volle un attimo per riprendersi ma, quando lo fece, sapeva di aver bisogno di altro, di più.

Quasi persa nel suo tocco, allentò la presa intorno al collo di Trudeau, per poi abbassarsi su di lui. La punta del suo membro scivolò tra le sue cosce, e si fermò sulla sua apertura. Fu in quel momento che sentì il massimo piacere.

Si abbassò ulteriormente su di lui, provocandosi dolore. Tuttavia, non era così terribile da volerlo evitare: era un dolore che, in qualche strano modo, le piaceva. Si abbassò ancora su Trudeau, una richiesta silenziosa di altro dolore.  E, quando la pressione divenne quasi eccessiva, sentì un pizzicore seguito dalla sensazione di essere riempita da lui.

Belle non era sicura di cosa stesse succedendo, ma le piaceva. Il ragazzo che amava era davvero dentro di lei. Non avrebbe potuto avvicinarsi a lui più di così. Era disposta a rimanerci per sempre.

Questo, però, non sembrava essere il piano di Trudeau, però, che tirò indietro i fianchi come se volesse tirarsi fuori. Belle rimase delusa da quel gesto, ma poi fu altrettanto euforica quando la virilità del suo amore smise di indietreggiare e la penetrò di nuovo.

La sensazione provata andava oltre ogni immaginazione. Al contempo, la paralizzò e liberò la sua mente da ogni pensiero. Sentendo il magnifico membro di Trudeau che spingeva e la dilatava, la sua mente precipitò in luoghi profondi mai raggiunti prima. Il suo corpo formicolava in ogni punto, e l’interno della sua intimità si contraeva sotto un nuovo tipo di piacevole dolore. Tutto questo stava diventando troppo per Belle, ma non voleva che il suo amore si fermasse.

Mentre uno strano fuoco cresceva dentro di lei, la ragazza sentì l’impulso di urlare. Si sentiva così bene che voleva che tutto il mondo lo sapesse. Si sentiva fuori controllo, come se stesse precipitando verso le profondità del piacere. Non riusciva a pensare ad altro, se non a quello che sarebbe successo dopo.

Quando Belle non riuscì più a trattenersi, agganciò le gambe al corpo del fidanzato e lanciò un urlo acuto. Un’ondata di piacere la investì come miele caldo. Era in estasi. Il suo momento fu interrotto solo quando Trudeau emise un grido molto simile. Aveva goduto di ciò che avevano fatto tanto quanto lei.

Poco dopo, per fortuna, Trudeau interruppe le sue dolci spinte. Belle voleva solo abbracciarlo e stargli vicino il più possibile. Lui sembrava essere d’accordo con le sue intenzioni, e Belle avrebbe potuto rimanere nel suo abbraccio per l’eternità. Un fruscio nella boscaglia accanto al ruscello, però, interruppe le tenerezze dei due. Trudeau fu il primo a guardarsi intorno, ma Belle lasciò subito il suo amore e si voltò nella stessa direzione.

«Che cos’era?» chiese Belle, perdendo lentamente il coraggio che l’aveva animata solo pochi istanti prima.

«Non lo so. Potrebbe essere stato un animale,» sussurrò Trudeau.

«Pensi che dovremmo uscire, per sicurezza?» suggerì Belle.

«Forse dovremmo.»

La ragazza liberò Trudeau dal suo abbraccio. Con sua sorpresa, la virilità del suo fidanzato non era più dentro di lei,  nonostante non l’avesse sentito tirarsi fuori. E, quando lo guardò mentre usciva dall’acqua del ruscello, fu sorpresa di scoprire che il suo membro non era più rigido come una volta.

L’intera faccenda stupì Belle. Non vedeva l’ora di diventare sua moglie e di unirsi a lui ogni giorno e ogni notte. Il piacere che le aveva appena regalato era il più bello di tutta la sua giovane vita. Non rimpiangeva nulla di ciò che aveva fatto con il suo fidanzato e pensava solo a quando avrebbero potuto farlo di nuovo.

Una volta rivestiti, i due tornarono sulla coperta, l’uno nelle braccia dell’altra. Si sdraiarono insieme e parlarono per quelle che dovevano essere ore. Quando il pane e il formaggio furono finiti da un pezzo e belle ebbe bevuto tutto il vino che poteva reggere, decisero di concludere la loro giornata.

«Domani devo partire con il signor Lafleur per un viaggio d’affari. Ha trovato un nuovo territorio che vorrebbe esplorassimo. Starò via per una settimana, ma quando tornerò avrò un anello. Con quello, chiederò a tuo padre la tua mano. E, non appena mi darà il permesso, voglio sposarti, Belle. Sei d’accordo?» le chiese Trudeau con timore della risposta.

«Mi piacerebbe tantissimo,» rispose lei, fissando gli occhi chiari del suo fidanzato. «Ma perché aspettare l’anello? Se stasera lo chiederai a mio padre, ti dirà di sì. So che lo farà. Ti ama tanto quanto me. Ti considera già come suo figlio.»

«E io lo amo come il padre che non ho mai avuto. Insieme saremo la famiglia più bella. Ma voglio che entrambi viviate quel magico momento. Voglio che tu abbia un anello e che sia ufficiale.»

«Gli anelli sono un’usanza di città. E noi non siamo come quella gente, Trudeau. Non devi preoccuparti di queste sottigliezze, con mio padre.»

«Ma io voglio farlo. Voglio qualcosa che mostri al mondo intero quanto ti amo. Voglio qualcosa che dica loro che tu mi appartieni e che io appartengo a te.»

Belle fissò il suo amorevole fidanzato. Per lei, un anello non era così importante, ma capiva che lo fosse per lui.

«Allora vai con il signor Lafleur. Conterò ogni secondo che manca al tuo ritorno. E, quando tornerai, sarò la ragazza più felice del mondo a sapere che avrò al mio fianco il marito più premuroso e attento che esista.»

Belle baciò di nuovo le labbra del suo fidanzato, poi raccolse le sue cose e si diresse verso casa. Lungo il tragitto, pensò a quello che aveva fatto con il suo fidanzato. Sentirlo dentro di sé era stata davvero la sensazione più bella della sua vita. Si sentiva eccitata solo a pensarci. Pensò all’odore di Trudeau e a come si sentiva ad averlo tra le sue braccia. Le veniva da cantare, a pensare a quanto fosse fortunata ad avere un uomo come lui nella sua vita.

«Belle?» la chiamò suo padre quando rincasò. «Dove sei stata?»

«Ero con Trudeau, papà. È semplicemente l’uomo più meraviglioso che abbia mai incontrato. Voglio che diventi mio marito, papà.»

«E sono sicuro che te lo chiederà. Devi solo avere pazienza, tesoro mio. Trudeau è un bravo ragazzo, sarà un buon marito per te. E, per quanto tu sia meravigliosa, sono sicuro che sarai una splendida moglie,» disse suo padre accompagnando le parole con un sorriso e un abbraccio.

Quando Belle si svegliò al mattino dopo, era ancora su di giri. Si vestì in fretta, consapevole di dover sbrigare delle commissioni. Stava finendo la farina e suo padre aveva bisogno di gelsi per preparare la vernice per i suoi orologi a cucù. Suo padre era il miglior orologiaio al di fuori di Parigi. Era sorprendente che avesse scelto di vivere così lontano dai suoi migliori clienti. Tuttavia, da quando la madre di Belle era passata a miglior vita, il padre sosteneva che un borgo come il loro sarebbe stato l’unico posto che non lo avrebbe fatto annegare nel ricordo del suo amore perduto.

Per quanto Belle pensasse di preferire la vita di città, le stava bene vivere la vita di campagna, purché rendesse felice suo padre. Per quanto tutti fossero gentili, la faccenda era comunque un po’ difficile per Belle. L’idea che le ragazze leggessero era un concetto estraneo agli abitanti del borgo. Belle non riusciva a capire perché. Come potevano credere che l’unico posto adatto a una ragazza fosse la cucina oppure al servizio di un uomo? Belle non era stata educata in quel modo, e ringraziava ogni giorno suo padre di non averlo permesso.

«Buongiorno, signora Oakes. Buongiorno, signora Embers,» disse Belle passando davanti alle due vicine mentre si dirigeva alla bottega. «Che splendida mattina, non è vero?» Belle non diede molto peso al fatto che il suo sorriso non fosse ricambiato. Pensava spesso a quanto fossero scontrose molte donne del suo villaggio.

Belle entrò nella bottega e vide il signor e la signora Cannon. «Buongiorno, signor Cannon. Buongiorno, signora Cannon. Non è una giornata meravigliosa?»

«Sì, Belle. Lo è di sicuro,» rispose il signor Cannon.

«Per alcuni di noi, timorati di Dio, lo è. Non riesco a immaginare quanto possa essere meravigliosa per quelli come voi,» disse severamente la signora Cannon, frapponendosi tra lei e suo marito.

«Signora Cannon!» disse Belle scioccata. «Perché dite una cosa del genere? È un giorno meraviglioso per tutte le creature di Dio.»

«No, Belle. Non c’è misericordia per i peccatori,» aggiunse la signora.

Suo marito si voltò verso di lei, anch’egli sconvolto dalle sue parole. «Signora Cannon? Perché direste una cosa simile a una ragazza meravigliosa come Belle?»

«Signor Cannon, questa ragazza è una peccatrice e una meretrice. Non è il tipo di persona che vogliamo nella nostra bottega. Siamo timorati di Dio, e la nostra attività è la nostra casa.»

«Signora Cannon?» la chiamò di nuovo il marito. «Come potete dire questo di Belle? La conosciamo da quando era soltanto una bambina. È sempre stata una brava ragazza.»

«Signor Cannon, una mela marcia mostra sempre il verme al suo interno, alla fine.»

Belle guardò i due sbalordita. Non aveva idea di cosa stesse parlando la signora Cannon. «Perché dite questo, signora? Esigo che le vostre scuse.»

«Non lo farò. Dio vede tutto. Sa cosa avete fatto ieri al ruscello, come lo sanno anche tutti gli altri in questo villaggio.»

Belle diventò pallida per lo sconcerto. Come poteva saperlo qualcun altro al di fuori di Trudeau? Lui non l’avrebbe mai detto a nessuno, quindi come faceva la signora Cannon a saperlo?

«Qualunque cosa io abbia o non abbia fatto, sono sicura che non vi riguarda. Ma posso assicurarvi che qualsiasi cosa abbia potuto fare è rimasta tra me, il mio Dio e il mio promesso sposo,» rispose Belle con sicurezza.

«Promesso sposo?» chiese la signora Cannon, lasciando che il suo viso allungato simile a quello di un uccello esprimesse la sua sorpresa. «Da quando Trudeau è diventato il vostro promesso sposo?»

«Da ieri, quando mi ha chiesto di sposarlo.»

«E suppongo lui sappia di essere il vostro promesso sposo,» disse la donna, dubbiosa.

«Certo che lo sa. È stato lui a chiedermelo,» rispose Belle con aria di sfida.

«Beh, finché non ci presenterete il vostro promesso sposo, sarete costretta a comprare le vostre provviste altrove. Io e il signor Cannon non permetteremo a una peccatrice come voi di entrare nella nostra attività o nella nostra casa.»

«Ma ho bisogno della farina per preparare il pane per la cena. Compro la farina dal vostro negozio da quando ero bambina.»

«E, come avete dimostrato ieri, non siete più una bambina. Ma la domanda rimane: ora siete una rispettabile donna di fede?»

Belle era agitata da tutte quelle accuse. Non si aspettava di raccontare a qualcuno la sua buona notizia, tanto meno sotto la minaccia di una donna come la signora Cannon. Ma se la bottegaia sapeva ciò che aveva fatto con Trudeau, anche gli altri dovevano esserne al corrente.

La signora Cannon, del resto, aveva detto che tutto il villaggio lo sapeva. Poteva essere vero? I suoi momenti più intimi potevano essere oggetto di pettegolezzo per le oziose signore del borgo? Se sì, come avevano fatto a scoprirlo.

Belle lasciò il negozio con vacillante fiducia. Guardandosi intorno, ora tutto sembrava grigio. Non ci aveva fatto caso pocanzi, ma ora si accorse che tutti la stavano fissando. L’intera città si era fermata a guardarla e molti di loro si avvicinavano per sussurrarsi cose all’orecchio.

Un senso di vuoto le nacque nel bel mezzo del petto. Presa dal panico a causa della consapevolezza, non riusciva più a respirare. Tutti sapevano quello che aveva fatto con Trudeau e la stavano giudicando per questo. Non sapendo cosa fare, urlò contro le persone che si erano raccolte nelle sue vicinanze.

«Ora Trudeau è il mio futuro marito. Ci siamo fidanzati ufficialmente. Stamattina è partito con il signor Lafleur per comprare un anello. Diventerà mio marito. È una cosa meravigliosa,» insistette, senza però convincere nessuno.

Fu allora che Belle sentì gridare il suo nome da una carrozza diretta in città. «Belle!» gridò la voce, attirando l’attenzione dei presenti. «Belle, devi venire!»

Belle guardò oltre le facce di disapprovazione, sorpresa da ciò che vide. Era il signor Lafleur. Cosa ci faceva, lì? Trudeau le aveva detto che i due stavano per partire per un viaggio di una settimana. Trudeau aveva insistito per andare con lui così da poter comprare un anello.

«Signor Lafleur?» disse Belle, correndo tra i cittadini sprezzanti verso la carrozza del signor Lafleur che si avvicinava sempre di più.

«Sta invocando il tuo nome, Belle. Devi vederlo.»

«Chi?» chiese Belle, terrorizzata di sapere di chi si trattasse.

«Trudeau. Eravamo sul sentiero che attraversa la Foresta Oscura quando i lupi ci hanno attaccati. Il giovane mi ha salvato la vita, ma ora temo che non ce la farà. Sta invocando il tuo nome, Belle. Temo che non sopravviverà.»

In un sol colpo, tutto il bello della vita di Belle scomparve. Corse verso il retro della carrozza pregando che nulla di tutto quello che aveva detto l’uomo fosse vero. Tuttavia, non era un errore. L’uomo insanguinato che giaceva morente sui sedili della carrozza del signor Lafleur era il suo amato, Trudeau. Era sbalordita e allo stesso tempo sconvolta di vederlo in quelle condizioni ma, mentre il petto del ragazzo si sollevava per riempire d’aria i polmoni, Belle salì sulla carrozza e gettò le braccia intorno al suo amore morente.

«Trudeau, ti prego, non lasciarmi. Ti amo così tanto. Non puoi andartene,» disse mentre le lacrime le rigavano le guance.

«Ti amo anch’io, Belle. Non sono riuscito a portarti l’anello.»

«Non mi interessa l’anello,» rispose Belle, intanto che il petto cominciava a tremarle per il dolore. «Mi importa solo di te. Resta con me. Ti prego! Ti supplico! Non potrò vivere senza di te!»

Trudeau fece del suo meglio per allungare la mano e prendere quella di Belle. Non ci riuscì. E, mentre ci provava, il suo petto si abbassò esalando l’ultimo respiro. Con gli occhi ancora fissi sull’unica ragazza che avrebbe mai amato, scomparve anche la luce che aveva nello sguardo. E Trudeau morì.

«No!» urlò Belle cercando di richiamare a sé il suo amore. «No, Trudeau. Torna da me! Non posso vivere senza di te,» urlò lei. «Non posso vivere qui senza di te!»

Come se le avessero strappato l’anima, Belle si accasciò sul suo amore e pianse all’infinito. Pianse fino a quando gli occhi e la gola non le bruciarono. I suoi lamenti rimbalzavano da un basso edificio all’altro e si riverberarono per tutto il villaggio.

Nessuno le si avvicinò finché non arrivò suo padre. Staccò Belle dal suo amore perduto e la cullò tra le sue braccia. Era inconsolabile, ma il padre le promise di tenerla stretta fino al giorno in cui avrebbe potuto respirare più facilmente.

 

 

Capitolo 2

 

Belle era sdraiata tranquilla sulla riva del ruscello, intenta a leggere un libro. Dalla morte di Trudeau, i libri e la pasticceria erano diventati le sue passioni. Ed entrambe le cose rappresentavano un problema. L’unica fonte di libri nuovi era la chiesa, un luogo in cui, come le era stato detto, non sarebbe stata più la benvenuta finché non avesse mostrato rimorso per il suo peccato. 

Inoltre, la farina necessaria per preparare l’impasto si poteva trovare soltanto nel negozio della signora Cannon, un luogo in cui, come le era stato detto, non sarebbe stata più la benvenuta finché… Beh, lì non c’era un termine. La signora Cannon si era limitata a definirla reietta e si era rifiutata di venderle ancora qualcosa.

Questo però non significava che Belle non potesse avere accesso sia ai libri che alla farina. Il padre di Belle le andava a prendere i libri quando ne aveva bisogno, così come gli ingredienti da comprare in città. Tra questi, erano compresi anche gli ingredienti per le delizie di Belle.

Tutto questo impastare, però, le aveva fatto un certo effetto. Non era più la ragazza gracile che aveva amato e perso Trudeau. Ora era decisamente più rotonda. E quando le donne del paese parlavano di lei, descrivevano il suo nuovo aspetto come quello di una ragazza che, ormai, non cercava più marito.

Tuttavia, i libri e la pasticceria non erano gli unici interessi di Belle. Dopo la morte di Trudeau, lasciava a malapena casa sua. Fu proprio lì che rimase affascinata dagli ingranaggi e dalle molle degli orologi di suo padre. Prima di allora non aveva mai pensato a quanto fossero utili a risolvere i problemi tutti quei minuscoli meccanismi. 

Per esempio, chi aveva bisogno di mescolare a mano gli ingredienti di una torta? Per mescolare bene, Belle avrebbe dovuto afferrare saldamente la ciotola, impugnare con forza la spatola di legno e poi amalgamare gli ingredienti. Grazie a una serie di ingranaggi di diverse dimensioni riposti con cura in una scatola, Belle aveva capito che poteva usare una maniglia per mescolare due volte più velocemente e con la metà dello sforzo.

Questo non fu l’unico miglioramento che scoprì per le sue faccende quotidiane. Fare il bucato le rubava diverse ore del suo tempo, tre volte a settimana. Tuttavia, utilizzando i pesi di un orologio a cucù, scoprì che poteva reindirizzare la loro energia potenziale per far girare delicatamente delle pale di legno in un secchio pieno d’acqua. Lavare gli abiti in quel modo poteva richiedere un po’ più di tempo rispetto alla maniera manuale ma Belle scoprì che, nel frattempo, poteva usare l’impastatrice automatica per preparare una torta o sedersi a leggere un libro.

Anche la pesca al ruscello era una di quelle attività che, secondo Belle, potevano essere rese più facili con l’aiuto di molle e ingranaggi. Ancorando una canna da pesca a una scatola, Belle collegò una lenza a una leva e a una molla. Quando il pesce abboccava all’esca, azionava la leva, che a sua volta rilasciava la molla e agganciava il pesce con l’esperienza dei pescatori più navigati, E tutto questo mentre lei se ne stava tranquillamente sdraiata a leggere un libro.

Belle era intenta a leggere l’ultimo capitolo, quando la sua scatola da pesca si attivò per catturare un altro pesce. «Accidenti, Catherine, dovrai aspettare. Ma sono sicura che riuscirai a domare Petruchio.»

Belle mise da parte il libro e rivolse l’attenzione alla sua scatola. Sbirciando nella corrente limpida, vide che c’era davvero un pesce. Azionando la maniglia sul lato della cassetta, il pesce si sollevò in aria dopo aver abboccato all’amo. Sapendo di avere pesce a sufficienza per cena, lo sganciò, lo lasciò cadere nel cestino insieme agli altri, sistemò la scatola e si preparò ad andare via. Fu allora che sentì un fruscio tra i cespugli.

Belle si alzò di scatto e fissò gli spazi tra i tronchi degli alberi. Dopo la tragica morte di Trudeau, nutriva un’intensa paura dei lupi. «C’è qualcuno?» chiese lei, sentendo un calore pungente sul petto e sul collo. «Se c’è qualcuno, è meglio che ti riveli,» ordinò, preparandosi a trasformare la sua scatola da pesca in un’arma da lancio.

«Sono solo io, Belle,» disse la voce di un ragazzino tra gli alberi.

Belle scrutò il bosco alla sua ricerca. «Martin?» chiamò, rilassando i muscoli.

«Sì, sono io,» disse il ragazzino spuntando da dietro un albero. Aveva in mano un mazzo di fiori di campo.

«Martin, cosa ci fai qui?»

«Sono venuto a portarti questi» disse il ragazzino, avvicinandosi a lei.

Belle guardò turbata i fiori. «E perché mai?» gli chiese, senza neanche sforzarsi di prenderli dalle sue mani.

Martin arrossì un po’. «Perché mi piaci, Belle.»

«Martin, sei solo un ragazzino. Sono troppo grande per te.»

«Non sono un ragazzino,» disse lui sulla difensiva. «Ho quindici anni, adesso.»

«Oh, quindici,» ripeté lei, fingendosi stupita. «Ti chiedo scusa, sei praticamente un uomo.»

Questo sollevò Martin che, con il petto gonfio, le porse i fiori con rinnovato coraggio. «Proprio così. Sono quasi un uomo. E vorrei sposarti, Belle.»

«Vorresti sposarmi?» chiese Belle divertita. «È questo che vuoi?»

«Sì.»

«Va bene, allora. Dimmi, perché non mi hai mai portato dei fiori, quando ci incontravamo in città? Perché me li hai portati solo qui?»

La sicurezza di Martin vacillò. «Perché non credo che i miei genitori approverebbero che io ti corteggi.»

«No?» chiese Belle, non sorpresa dall’ammissione. «E perché, Martin? Perché sono troppo vecchia per un giovanotto come te?»

Martin cominciò a farsi sempre più piccolo. «Non credo sia per questo,» ammise timidamente.

«Allora potrebbe essere a causa di un certo pettegolezzo che gira in città e che riguarda le attività private tra me e il mio fidanzato ormai defunto?» chiese Belle, consapevole di cosa si diceva ancora in giro.

Martin non disse nulla, confermando i timori di Belle. «È quello che pensavo.» Mentre procedeva a raccogliere la sua roba, Martin le si parò davanti, preso dalla disperazione.

«Ma Belle, io ti amo,» proclamò Martin stringendosi i fiori al petto.

Belle aveva sempre cercato di essere gentile col ragazzino, ma in quel momento, nell’anniversario della morte di Trudeau, ne ebbe abbastanza. «Mi ami, Martin? Stai dicendo che mi ami?»

«Sì,» insistette il ragazzo.

«Allora lascia che ti informi di una cosa. A quanto pare, tutti i ragazzi del villaggio mi amano, così come alcuni uomini. Ma non me lo dicono mai quando c’è qualcun altro. No, non lo farebbero mai. E non ammetterebbero a nessuno neanche il fatto che mi parlano.

Sono la scandalosa fantasia di ogni ragazzo. Sono la meretrice, la ragazza che potrebbe dare via la sua innocenza a un ragazzo con cui non è sposata. E tutti voi pensate che, se l’ho fatto una volta, forse potrei farlo di nuovo. Beh, lascia che ti dica una cosa, Martin.»

Belle si avvicinò al ragazzo, gli strappò di mano i fiori e glieli lanciò contro con forza. «Puoi prendere i tuoi fiori e le tue idee arretrate e ficcarteli su per il culo,» disse, con aria imbarazzata.

Martin fissò Belle, sconvolto per aver sentito una donna pronunciare una frase del genere. Certo, sapeva che aveva ragione. Era esattamente quello che gli altri ragazzi dicevano di lei. Ma non si sarebbe mai aspettato che una donna lo dicesse in modo così diretto.

«Belle, credo che sia vero quello che dicono su di te,» disse, cercando di recuperare il suo orgoglio.

«Davvero, Martin? E cosa direbbero?»

«Dicono che sei feccia. Che te la faresti con qualsiasi ragazzo che ti porta dei fiori e ti parla nel modo giusto. So che l’hai fatto con i miei amici, allora perché non farlo anche con me? Sono bravo quanto loro. Posso anche offrirti qualcosa in cambio, se ti offri,» disse il ragazzo, porgendole tirando fuori l’orologio da taschino del padre.

Belle era esasperata. Come potevano dire qualcosa di così falso su di lei? «Non voglio i gingilli di tuo padre,» rispose Belle disgustata. «E le cose che dicono i tuoi amici non sono vere.»

«Stai dicendo che tutti loro hanno mentito?» chiese Martin, con voce dubbiosa.

«Sì, Martin. Hanno mentito.»

Martin ci rifletté per un attimo. «Non ti credo,» disse con aria di sfida.

Sconvolta, Belle si prese un secondo per ricomporsi. Non gli avrebbe fatto cambiare idea urlandogli contro.

«Va bene. Dimmi una cosa, Martin. Quando andrai via da qui e parlerai con i tuoi amici, cosa gli racconterai? Ammetterai che non è successo nulla e racconterai loro della conversazione che stiamo avendo in questo momento? Oppure ti sentirai sotto pressione e mentirai, dicendo che abbiamo fatto quello che sostengono abbia fatto anche con loro?»

Le labbra di Martin si schiusero lentamente mentre ragionava. Belle aveva ragione: Non poteva ammettere ai suoi amici che non era successo nulla, visto che era stata lei a trasformarli tutti in uomini.

«Beh, se tu facessi con me quello che hai fatto con gli altri, non dovrei mentire su nulla,» insistette ancora Martin.

«Stiamo facendo proprio quello che ho fatto con gli altri ragazzi. Martin, non è successo nulla, tra me e loro!» Sentendo di essere sul punto di perdere il controllo, Belle si ricompose ancora una volta. «Martin, ti conosco da quando eri bambino. Mi sei sempre stato simpatico. Eri un bravo ragazzo. È ora diventi un brav’uomo.

Mi conosci. Ti ho sempre trattato nel modo giusto. Ti ho anche difeso quando gli altri ragazzi ti prendevano in giro. Adesso, è il tuo turno di difendermi.»

Martin guardò Belle con timidezza. «Ma se tu facessi con me quello che hai fatto con gli altri, non dovrei mentire.»

Belle guardò di nuovo il ragazzino che un tempo considerava un amico. «Allora credo che dovrai mentire.» Dopo quelle parole, raccolse le sue cose e si allontanò.

«È perché pensi di essere troppo buona per me?» chiese il ragazzo mentre Belle lo lasciava indietro. «Perché non lo sei. Tutti dicono che sei feccia, persino mio padre. Perché sei stata con gli altri e non con me? Uh? Pensi di essere troppo buona per me? Vero, Belle? È così?»

Belle continuò a marciare a testa alta. Non voleva che il ragazzino vedesse quanto l’aveva colpita. Perché sì, lo aveva fatto. Era devastata e le lacrime che le rigavano le guance ne erano la prova. Il suo cuore soffriva al pensiero di ciò che l’intera città diceva di lei. Era quasi troppo da sopportare.

Quando si avvicinò alla periferia del villaggio, Belle riuscì a ricomporsi. Non avrebbe dato a nessuno la soddisfazione di sapere quanto i loro maltrattamenti la colpissero. Doveva rimanere forte. Non aveva fatto nulla di male a esprimere il suo amore per Trudeau e non avrebbe permesso a nessuno dei bigotti del villaggio di farla sentire come se fosse vero il contrario.

Calpestando i ciottoli della piazza, Belle la percorse a testa alta diretta verso casa sua. Con la coda dell’occhio, vide la signora Batton e la signora Elise. Il signor Sessions, il prete del villaggio, stava tornando in chiesa e il signor Piccoli, il mugnaio, stava facendo la sua visita settimanale in città.

L’unica persona che Belle vide e che non avrebbe voluto vedere fu il capitano Bernard. Cercò di cambiare direzione per svignarsela, quando il capitano la notò e si precipitò da lei.

«Belle, fermatevi,» disse il capitano con un tono più burbero di quanto intendesse.

Belle si congelò sul posto e si irrigidì, incerta sulla direzione che avrebbe preso la conversazione. Mentre l’uomo le si avvicinava, rifletté sulla cosa più giusta da dire. «Posso aiutarvi, capitano Bernard?»

«Ve l’ho già detto, Belle: potete chiamarmi Bernard.»

«Non siete un capitano dell’esercito del re?» chiese Belle con tono fermo.

«Lo sono, Belle. Lo sapete.»

«Allora vi chiamerò usando il grado che siete stato certamente degno di guadagnarvi.»

«Mi sono guadagnato quel grado, ma sto cercando di guadagnarmi un grado ancora più alto con voi.  Non l’ho ancora reso così chiaro, Belle?»

«Lo avete fatto. E non ho forse reso chiara la mia risposta?» chiese Belle, esausta.

«Lo avete fatto. Ma non avrei mai ottenuto il grado di capitano se non mi fossi piegato appena ho incontrato un po’ di resistenza, no?»  rispose lui con un sorriso.

«C’è un motivo per cui mi avete fermata, capitano? Perché, se non è così, preferirei procedere per la mia strada.»

«Con voi si deve parlare soltanto di questioni ufficiali, Belle? Non si può chiacchierare tra due amici, per caso?»

«Perché ciò accada, bisognerebbe prima essere amici,» rispose lei, molto più duramente di quanto intendesse.

Ferito, il capitano Bernard si raddrizzò. Nascondendo le braccia dietro la schiena, cedette. «Molto bene. Se dovete per forza rendere la conversazione ufficiale, allora mi rassegno. Cosa avete lì, Belle?»

«Beh, questa è la mia cassetta da pesca che uso per pescare. E questo è un cesto di pesce.»

«Avete preso un pesce?» chiese sorpreso il capitano. «Da dove? Dal ruscello più vicino alla città?»

«È l’unico ruscello nelle vicinanze. Avete intenzione di tassarmi per aver preso qualche pesce del re?»

«Oh no, niente del genere. È solo che ho provato molte volte a pescare in quel ruscello, ma non ho mai avuto fortuna.»

«Sì, è difficile. Ma ho scoperto che, con un po’ di ingegno e pazienza, si può ottenere molto.»

Il capitano Bernard sorrise. «Non smettete mai di stupirmi, Belle. Diventerete mia moglie, un giorno.»

«Moglie?» chiese Belle, genuinamente sorpresa. «Voi vedete una ragazza come me come la moglie di un capitano? Specialmente di uno soprannominato ‘l’Animale’?»

«Lo sapete?» chiese sorpreso il capitano.

«Un capitano così feroce che è noto per fare a pezzi il nemico, a volte a mani nude,» recitò Belle, rifacendosi alle parole della gente.

«Beh, non si può sempre credere a ciò che si sente,» spiegò lei.

Belle fece un passo in avanti. «E nemmeno voi potete. Ora, se non c’è altro, vorrei tornare da mio padre. Sta aspettando che prepari la cena,» disse lei sollevando il cestino.

«Certo, Belle. Arrivederci,» la salutò, accennando un inchino.

Belle si incamminò senza dargli più retta. Quando fu abbastanza lontana da essere sicura che non l’avrebbe più fermata, pensò a quello che le aveva detto. Voleva forse farla diventare sua moglie? Se il giovane Martin e suo padre avevano sentito le voci che circolavano su di lei, sicuramente anche il capitano le aveva sentite. Perché, allora, aveva parlato di sposarla?

La stava forse prendendo in giro? Era crudele come la sua reputazione lo faceva apparire? Credeva forse che Belle fosse così facile da ingannare come dicevano i pettegolezzi? Il capitano Bernard, come Martin, pensava forse che, facendo penzolare una semplice carota, Belle sarebbe stata disposta a diventare più intima con lui? O, peggio ancora, pensava erroneamente che questo fosse il modo in cui Trudeau l’aveva convinta a giacere con lui prima del matrimonio?

Avvicinandosi agli scalini che portavano a casa sua, Belle accantonò i pensieri sul capitano, decidendo che non avevano importanza. Non c’era modo che Belle diventasse la moglie di qualcuno, tanto meno la moglie di un uomo così violento.

L’amore della vita di Belle era sottoterra. Non si aspettava di trovare un altro uomo meraviglioso tanto quanto quello che aveva perso. Quindi, finché aveva suo padre accanto, non avrebbe avuto bisogno di nessun altro.

Belle aprì la porta della loro casa, caratteristica del borgo, e si guardò intorno alla ricerca dell’uomo che amava. «Papà?» lo chiamò, non vedendolo subito.

«Sono qui, Belle,» disse lui dall’angolo più lontano della stanza, nascosto dietro una pila di ninnoli.

«Eccoti qui. Sarai felice di sapere che ho preso qualche pesce. Quindi mangeremo pesce per cena,» disse lei con un sorriso.

Belle posò la sua cassetta da pesca e appoggiò il cesto accanto ai fornelli. Con le braccia libere, controllò subito il contenitore della farina. Era quasi vuoto. «Papà, hai dimenticato di fare provviste.»

«Oh, accidenti, hai ragione. Giuro che potrei dimenticare la testa, se non mi fosse attaccata al collo. Le andrò a prendere domani. Puoi perdonarmi?»

Belle sorrise. «Certo, papà.»

«Sai, sapevo che quella modifica alla tua scatola da pesca avrebbe fatto un’incredibile differenza.»

«Avevi ragione, papà. Hai sempre ragione su queste cose. Sei l’uomo più intelligente che conosca.»

«E tu sei la persona più intelligente che abbia mai conosciuto,» disse lui, con la voce piena d’affetto. «L’unica persona che conoscevo e che ci si avvicinava era…»

«Mia madre?» chiese Belle, desiderosa fosse così.

«Sì, tua madre,» rispose l’uomo, intristito dal pensiero.

Uscendo dalla cucina, Belle si diresse verso il padre e si sedette su uno sgabello vicino. «C’è qualcos’altro che puoi dirmi su mia madre?»

Il padre di Belle la guardò, vedendo nei suoi occhi il riflesso della donna che aveva amato.

«Era adorabile come te. Era gentile, e generosa. E la cosa che mi ha fatto capire di voler passare il resto della mia vita con lei è stata la sua intelligenza. Non ci sono molte persone che possono competere con il tuo acume, Belle. Tua madre, però, aveva una mente come nessun’altra.»

Belle stava seduta, persa nei suoi pensieri sulla donna che non riusciva a ricordare. Era morta quando Belle era ancora una bambina. La perdita di sua moglie aveva spinto il padre a trasferirsi dalla città al loro borgo.

Belle pensava spesso a come sarebbe stata la sua vita se fosse cresciuta in mezzo a pensatori e intellettuali come la gente a cui suo padre vendeva i suoi orologi. Invece, era cresciuta tra donne moraliste che non volevano altro che trovare marito e uomini sempliciotti che sprecavano la propria vita nella taverna locale.

Belle si chiedeva quanto sarebbe stata diversa la sua vita, se sua madre fosse sopravvissuta. Il pensiero le procurava un dolore al cuore che poteva essere eguagliato solo da quello che provava per il suo amore perduto.

«Finito,» disse il padre di Belle, riportandola al presente.

Belle alzò lo sguardo mentre suo padre dava gli ultimi ritocchi a un orologio. «È il tuo capolavoro,» disse lei, camminando verso di esso.

«In realtà, tu sei il mio capolavoro. Questo è solo un orologio ben progettato.»

«Un orologio che ti farebbe guadagnare abbastanza per andare via da questo paesino bigotto.»

«Vuoi davvero andartene?» le chiese suo padre, voltandosi verso di lei.

«Non c’è vita per me, qui,» rispose lei con tristezza.

«Allora il denaro ricavato da questo orologio servirà proprio a questo. Verrà usato per rendere felice la mia bambina,» disse, stringendole l’avambraccio e rivolgendole un sorriso.

«Grazie, papà.» rispose lei avvolgendo le braccia intorno all’uomo che ama più della vita stessa.

 

 

Capitolo 3