LUI MI SI FA

Keisha Wallace si distese lasciando riposare la mano sul petto direttamente a contatto con la pelle. Faceva su e giù con i fianchi, sentendo ogni centimetro dell’uomo entrare dentro di lei. Non lo aveva mai fatto prima, andare a letto con qualcuno che aveva appena conosciuto. Il fatto che si sentisse in colpa aumentava la sua eccitazione provocandole un formicolio in mezzo alle cosce.

Aspettando che lui la penetrasse più a fondo, si rilassava. Non si era mai considerata una ragazza troppo grossa, ma comunque aveva dei chili in più che le facevano venire qualche dubbio ogni tanto. Con un uomo tentava sempre si sorreggere il suo peso, ma ora persa nel piacere non poteva fare nulla e quindi non si poneva il problema. Voleva ogni centimetro della sua pelle.

La punta del cazzo di Kwane spingeva facendo gemere Keisha. Il suo cazzo appariva impressionante e dentro di lei sembrava anche meglio. Kwame spingeva aiutandosi con i fianchi, la penetrava sempre più a fondo e lei lasciava cadere la testa all’indietro sentendo un dolore che comunque era piacevole.

“Ahhh” gemeva lei.

Sentendolo spingere sempre più a fondo, lei non riusciva a fermarsi. Lui la sbatteva come un treno in corsa, stimolando la fica ed il suo clitoride. Il mento di lei ad un certo punto ha cominciato ad incresparsi, no sapeva se le stava venendo da piangere o gridare dal piacere. Non aveva mai provato questa sensazione prima, si trovava come sulle onde di un inimmaginabile passione quando ad un certo punto, il suo corpo si lasciò andare.

“Ahhhhh”, urlò lei, si sentiva frastornata.

Ancora a cavalcioni sull’uomo, cominciò a non capire più nulla. L’oscurità le annebbiava il cervello. Si sentiva come se stesse per esplodere. Ancora teneva il cazzo di lui dentro di sé, fino a che con vigore egli non spruzzò tutto il suo succo dentro di lei.

I movimenti di Keisha rallentarono fino a fermarsi. Lasciò cadere la testa all’indietro  faticando a tornare in sé. Poteva a malapena ricordare dove fosse e come ci era arrivata. Ricordava che era ad una conferenza di lavoro e cominciò a flirtare con un bell’imprenditore che stava seduto accanto a lei. Si sorridevano a vicenda, e dopo qualche battuta e risata si erano indirizzati verso l’alloggio dell’uomo.

Keisha sentiva lo sperma dell’uomo colarle fuori. Non voleva farlo uscire . Non voleva neanche fare andare via lui. Rotolò al suo fianco posizionandosi tra il braccio dell’uomo ed il suo petto. Egli non era più dentro di lei ma la donna voleva continuare a sentirlo vicino.

Kwame continuava a tenerla avvinghiata in un abbraccio.

“L’hai sentito anche tu?” chiese Kwame.

Keisha non sapeva come rispondere. Se l’uomo pensava che lei non avesse sentito quell’enorme cazzo dentro di lei, non era di certo intelligente quanto bello.

“Non so te, ma io ho sentito che c’è qualcosa tra di noi,” continuò lui.

Questo lo aveva capito anche la donna. Era come se l’uomo emanasse delle scintille che illuminavano la donna. Non era solamente la sua immaginazione allora se anche lui aveva provato quella sensazione.

“So che è presto per dirlo e non ti voglio spaventare, ma lo voglio fare ancora, tante volte. E lo voglio fare a lungo,” disse lui con un sorriso che gli faceva sobbalzare il petto e provocava il solletico sulla guancia di lei a causa dei suoi capezzoli inturgiditi.

Keisha tolse il braccio da attorno all’uomo. Sì, anche lei lo voleva. Ne voleva di più di quanto era disposta ad ammettere. Ma le esperienza passate le avevano insegnato che non poteva aprirsi troppo. Tra stronzi e donnaioli, non aveva mai incontrato un uomo decente.

Nessuno di loro aveva ancora capito che lei era una regina? Si era laureata con il massimo dei voti. Era la vice presidente di una grossa compagnia. Era, inoltre, amica intima del milionario Jimmy Choo proprietario della più grande catena di scarpe di alta moda. Era decisamente una regina.

Gli uomini con cui era uscita non la vedevano proprio così. Per loro, Jimmy Choo, era solamente un tipo asiatico amante fetish dei piedi. Vedevano la personalità di quella donna come un po’ troppo spigliata e vivace ed il suo girovita abbondante. Gli uomini che aveva conosciuto volevano una donna pacata, volevano qualcuno da dominare, non desideravano qualcuno con una solida carriera e di certo non volevano una donna che faceva o che guadagnava più di loro.

Non riuscivano a capire che un bel cazzo valeva più del conto in banca. Non puoi comprarti un bel cazzo. Beh, potevi,  ma erano aggeggi di plastica e per farli funzionare dovevi usare anche la mano.

Kwame, pensava, che fosse differente dagli altri uomini. Nella loro breve conversazione, lui sembrava impressionato dopo aver sentito dove lavorava lei, non ne era sicura, ma sembrava averlo eccitato di più. Quando lei rise sonoramente tanto da far girare tutti, lui rispose con una grossa risata. Per la prima volta stava con uomo che non si sentiva inferiore a lei.

Più di ogni altra cosa, la confidenza con cui lui la trattava aveva inspirato la donna a concedersi a lui.

“L’hai sentito, baby? Non mi lasciare in sospeso, ora” disse Kwame girando il collo per guardarla negli occhi.

“Cosa, intendi il palo che hai usato e mi è arrivato fino in gola? Sì, l’ho sentito. Se non avessi tenuto la bocca chiusa, anche i vicini lo avrebbero sentito.”

Kwame sorrise arrossendo.

“No, baby. Intendo il legame.”

Keisha sorrise. Voleva sentirglielo dire. “Forse. Ma non fare troppo il presuntuoso ora, ciò non vuol dire che lo faremo ancora.”

“No?”

Keisha lo guardò scioccata “Per chi mi hai preso? Sono una signora” e dopo una pausa riprese “e prima che ricominciamo, puoi ricordarmi come ti chiami?”

Kwame sorrise e disse “Charles”

Keisha gli diede una pacca. “Non è vero, Kwame. Stavo solo scherzando, almeno come ti chiami me lo ricordo.”

“E vorrei che non lo scordassi mai, mi stai ascoltando?”

Keisha sorrise. Sapeva che non doveva esserlo ma si sentiva estasiata. Lui aveva tutto ciò che desiderava in un uomo. Intelligente e bello. Aveva la sua impresa privata ed un sorriso che poteva illuminare una stanza. Nonostante lei cercasse di resistere, nonostante dicesse a se stessa di andarci piano, si sentiva sempre più attratta da quell’uomo. Lo amava e odiava allo stesso tempo.

Quando l’entusiasmo dell’orgasmo scemò, Keisha guardò in basso verso la sua carne nuda. Ce n’era tanta. Rivolse di nuovo lo sguardo verso Kwame, chiedendosi se lui se ne fosse accorto. Sperava di no e si nascose sotto le lenzuola. Coperta abbastanza si sentiva di nuovo sicura di se ed a suo agio.

Kwame parlò per primo. “Voglio vederti ancora.”

“Non ha finito di vedermi questa volta?” lo prese in giro lei.

“Voglio vederti ancora comunque la nostra storia vada a finire”

“Ehi, vacci piano. Prima devo sapere alcune cose su di te.”

“Tipo?”

“Sei sposato?”

Kwame la guardò sorpreso.

“Devi dirmi se sei sposato, è la legge.”